ERNESTO: VIII° CAPITOLO di Luigi Lucaioli

23.02.2023

CAPITOLO 8

Eravamo come al solito "accampati" ai piedi del letto, mi chiese come mi ero sentito durante l'aggressione, ma la fermai subito: ero io che volevo sapere perché non mi fosse stata vicina in quel momento.

<<Credevo lo avessi capito. Non posso starti accanto, specie in certi frangenti. Se fosse arrivato qualche tuo parente, magari una moglie? Avrebbe pensato che fingi l'amnesia per stare con me! Fino a che non potrai riavere la tua identità, dovremo accontentarci di questi momenti. In questa Casa siamo protetti, tutti sanno di noi, ma sanno che potrebbe finire anche domani. Io mi sono innamorata di te da quando sei arrivato, e se nessuna donna ti cercherà, sarò tua per sempre!>>

Si strinse a me e facemmo di nuovo l'amore, per poi addormentarci per terra. Restò lì fino al mattino, sarebbe stato puerile "salvare le apparenze". Tutti sapevano ed erano felici per noi. Parlai con Claudio, gli espressi il mio desiderio di avere un lavoro che mi permettesse di avere qualche soldo per le mie spese personali ma, mentre ne parlavo, lui già scuoteva la testa.

<<Guarda, c'è un dato positivo: che tu voglia lavorare e avere dei soldi, ciò significa che sei abituato ad essere autonomo. Ma i lati negativi sono molti. Hai visto come vi trattano gli abitanti del paese, poi che lavoro svolgevi prima? E soprattutto, non hai documenti, non hai identità, né tessera sanitaria, con questo quadro chi ti assumerebbe? Per quanto riguarda la Casa, tranquillo, non vivi alle spalle di nessuno, siamo abbastanza autonomi. Come avrai visto tutti i lavori di casa vengono svolti da voi ospiti stessi, così che non dobbiamo pagare ditte esterne. Questo ci consente di aver un buon margine con la sovvenzione del Comune, della Regione e di qualche benefattore anonimo, donazioni che in realtà fruttano di più di quanto datoci dai due enti pubblici messi insieme. Ancora una volta ti devo esortare a non essere precipitoso nel voler riconquistare la tua libertà. Semplicemente perché eri libero veramente? E se stavi fuggendo da qualcosa, dalla tua vita di prima? Perciò prima ricostruiamo i tasselli, così potrai decidere "liberamente" come affrontare il futuro>>

Evidentemente, per come si stava svolgendo la mia vita, altro che futuro! Dovevo veramente prendere in seria considerazione l'ipotesi di essere nato a 40 anni! La polizia ci aveva informato che sì, i due aggressori erano stati presi e arrestati, ma il giudice non aveva convalidato il fermo e, ironia della sorte avrebbero dovuto spulciare gli annali del Tribunale per trovare qualche caso analogo a questo: al momento del processo, in che veste avrebbero portato Ernesto a testimoniare? Questo è quanto avevano riferito a Claudio. Ah, bene! Io c'ero ma non esistevo. Quindi un futuro con Anna non era possibile. Se volevo andare avanti, dovevo sperare che qualche mio parente o conoscente mi riconoscesse e anche così avrei dovuto dire addio ad Anna, l'unica cosa bella che mi era capitata in tutto questo caos. Malgrado tutto ciò, decisi di non farmi prendere dallo scoramento. Cominciai ad essere più attivo e collaborativo con tutti gli ospiti della Casa. Dopotutto eravamo una famiglia. In cucina apprendevo delle cose, ma al tempo stesso, ne proponevo. Dopo alcuni miei suggerimenti, fu Claudio stesso a suggerire ad Anna e Lisa di farmi avere gli ingredienti per polenta, fonduta, civet di camoscio, carbonara ed altro. Non chiedetemi le ricette di questi piatti, non so nemmeno io come facessi a saperlo, ma Claudio sosteneva che potevano essere tutti stimoli per la mia memoria. Il primo punto fermo era che erano piatti tipici di quelle zone: Piemonte, Valle d'Aosta.... Quindi dette queste informazioni, gli investigatori, i quali chiesero la collaborazione del Corpo Forestale, delle guide alpine, erano sicuri che le ricerche potevano essere benissimo concentrate su quei territori, anche se, data la natura stessa, ci sarebbe voluto un po' di tempo. Rincuorato da questi sviluppi, la sera a cena, mi alzai per andare al tavolo di Claudio dove c'erano anche Anna e Lisa. Non era per un distanziamento di ruoli ma semplicemente perché, ogni sera, facevano il punto della situazione e si scambiavano informazioni delle quali erano a conoscenza, così mi avvicinai, visto che oramai era il segreto di Pulcinella e chiesi ad Anna:<<Ci vediamo dopo?>>. Mi guardò diventando un po' rossa, poi sommessamente:<<Non posso, ho le mie "cose" e purtroppo mi fanno stare male>>. Sarei sprofondato per averla messa in imbarazzo, ecco perché era arrossita. Chiesi scusa e mi allontanai.

Rimasi a guardare la TV, ma non riuscivo ad interessarmi a ciò che stavano trasmettendo, augurai la buonanotte e andai in camera mia. Stavo lavandomi i denti, quando sentii bussare. Pensando che fosse Anna, non mi rivestii, forse si voleva scusare con me: andai ad aprire in mutande. Era Dolores, decisamente poco vestita, camicia da notte trasparente sotto una vestaglia che, appena entrata, lasciò cadere a terra, lasciando che sotto quel velo, trasparissero i suoi seni ed il suo sesso, un triangolo di boschetto molto folto, in verità un corpo ben proporzionato; si avvicinò a me.

<<Ho sentito che stasera saresti rimasto da solo. È dal primo giorno che sei venuto qui, che aspettavo questo momento>> lasciò cadere anche quel velo, restando nuda in mezzo alla stanza: non rimasi indifferente a quella visione. Lei si avvicinò ancora di più a me, guardando in basso.

<<Non puoi negare che anche tu mi desideri, la tua "espressione" parla per te>>

Il mio stato di eccitazione era più che eloquente e devo confessare che lottai contro me stesso, contro il mio istinto: baciarle quella pelle di seta, titillare i suoi capezzoli ben evidenziati fino ad arrivare a quella piccola selva che, volutamente credo, aveva lasciato molto folta, nera come la notte.... Feci non poca fatica, contro i miei sensi, ad allontanarla, cercando parole che non potessero ferirla.

<<Sei bella, hai un corpo magnifico, una pelle stupenda, mi hai fatto questo dono mostrandoti a me. Come hai ben visto, hai stimolato il mio desiderio, ma non posso fare un torto ad una donna che per me si è messa in gioco, rischiando di perdere il lavoro, sapendo che tutto questo un giorno potrebbe finire. Merita tutto il nostro rispetto. Ti chiedo perdono, ma non voglio farle questo torto>>

Con un'espressione tra il deluso e il sorridente, prima che potessi ritrarmi, mi baciò sulla bocca, stringendomi il membro.

<<Hai toccato la corda giusta. Anna mi ha molto aiutata... peccato!>>

Si rivestì augurandomi buonanotte. Ripresi in mano quel libro, "L'importanza di chiamarsi Ernesto", volevo leggerlo fino in fondo per capire se avesse qualche attinenza con me o semplicemente era stato scelto quel nome perché, al momento del mio ricovero, qualcuno stava leggendo proprio quello libro? Ma devo dire che, Anna o no, la sera mi addormentavo subito. Ogni giornata era ricca di eventi per cui non ci si annoiava di certo. A cominciare dalla mattina presto: ero di turno in cucina, sentii una voce maschile che diceva:<<C'è mica da pagare! E' tutto a posto così!>>.

Era un ragazzo di neanche 20 anni e aveva portato una cesta di pane appena sfornato, perché aveva riempito la cucina del profumo del suo profumo caldo, fragrante. E, mentre Giovanna gli rispondeva:<<Oh beh, allora aspetta che ti svuoto la gerla>>. Vidi una busta tipica per incartare il pane, tutta scritta. La tirai fuori.

"Da parte di chi non dimentica la sua "famiglia". Questo è il mio pane, prendete e mangiatene tutti. Romolo". Firmato proprio Romolo, anche se con una scrittura da elementare era lui. Voleva mostrare cosa faceva ora nella sua nuova vita. Quando lo raccontammo agli altri ospiti della Casa, decidemmo che un giorno saremmo andati a trovarlo.

Passato quel momento di allegria, dove tutti ricordarono i tic e i modi di dire di Romolo, di quanto i primi tempi fosse "geloso" di me, si ritornò alla vita di tutti i giorni, ma io ero sempre più confuso nei miei pensieri: se non avessi riacquistato la memoria, non avrei mai potuto fare come Romolo. Non avrei mai potuto essere indipendente, avere una vita mia, un lavoro che mi permettesse di guadagnare dei soldi e, a meno di qualche sorpresa, farmi una vita con Anna. Spesso mi ritrovavo a pensare che dovevo troncare con lei, avevo paura che più si andava avanti e più avremmo sofferto tutti e due, se avessimo dovuto poi lasciarci. Ma avevo bisogno di lei. In questo marasma, Anna era un punto fermo, come se avessimo sempre vissuto insieme. Quando ero con lei, dubbi, paure, pensieri, tutto svaniva, c'era solo il presente: era parte di me. Dai miei compagni della Casa, avevo sentito di legami che erano durati anche trenta anni ed io con Anna ne aveva già passati tre e in cuor mio desideravo ai averne come loro, ma senza il finale brutto della storia.