ERNESTO: XI° CAPITOLO di Luigi Lucaioli

06.03.2023

CAPITOLO 11

C'erano rimasti festoni, fiori di carta e lanternine che ben presto ognuno di noi raccolse per portarseli nella propria camera. Cominciarono ad arrivare i primi soldi delle traduzioni che Lisa mi aveva sollecitato a consegnare, seppi il perché: c'erano state molte richieste, mi chiesi come mai, ma Lisa stessa mi disse che dipendeva dal fatto che i richiedenti erano tutti dottori, professori e qualche studente, non che non conoscessero la lingua, ma avevano bisogno con urgenza di quel materiale perché impegnati in altri studi. Fu un bene per me, mi si era aperto un mondo, non sapevo ancora se nuovo, ma avevo la mente occupata e questo era positivo, come diceva Claudio. Purtroppo quella che sembrava essere una situazione idilliaca, paradisiaca per tutti noi, venne spezzata da una cosa che lasciò tutti noi sgomenti e addolorati: Aldo si era ammalato.

Sembrava essere una banale influenza da costringerlo a letto con un'aspirina e un po' di latte caldo. 37,7 di temperatura non avevano allarmato nessuno, né avevamo chiamato un dottore. Ci ripartimmo i suoi compiti per i giorni seguenti e rimase a letto. Fu il mattino seguente che Franca bussò alla sua porta per sapere se avrebbe gradito un tè o del latte caldo, ma non avendo udito risposta entrò. Lo trovò delirante e tutto madido di sudore, gli misurò la febbre: 40! Prima ancora di avvertire le operatrici, telefonò al medico, spiegando l'urgenza che, non essendo orario di ambulatorio, venne subito. Gli osservò la gola, lo mise a torso nudo per auscultarlo e quando lo fece piegare per sentirgli le spalle, si accorse che aveva delle strane eruzioni cutanee ma non disse niente; disse soltanto che poteva anche trattarsi di polmonite ma in quelle condizioni era più prudente portarlo in ospedale, per una lastra e fare le analisi per misurare la PCR (proteina C Reattiva), avrebbe confermato la polmonite nel caso si fosse trattato di quello. Ma il giorno dopo ci dissero che era stato trasferito al reparto malattie infettive, perciò tutta Villa Aurora doveva essere messa in quarantena e sottoporre tutti gli ospiti ad accertamenti. Restammo tutti annichiliti e impauriti, come e cosa poteva essere successo? E se uno degli invitati al matrimonio di Romolo avesse portato un virus? Non era poi una congettura tanto astrusa, noi della Casa non eravamo mai usciti. Solo grazie a Claudio e alle sue conoscenze, non venne data la notizia, si sarebbe aspetto che ci fossero state delle certezze in merito. Fummo interrogati, sottoposti ad analisi di vario genere, rigirati come un calzino, ma stavamo tutti in ottima salute. E allora cosa aveva Aldo? La più affranta e disperata era Franca, piangeva tutto il giorno e benché fosse risultata in buona salute, a nulla valse cercare di rincuorarla mostrandole le sue analisi. Era stata la prima a trovare Aldo, misurargli la febbre, asciugarlo e poi chiamare il dottore.. ma c'era un'altra cosa che disse solo molto tempo dopo: gli piaceva Aldo, sbruffone, spavaldo, schietto ma come aveva soprannominato lui e Romolo "i figli della Lupa", perché tutti e due romani e lei aveva vissuto con un romano, dal quale era stata innamorata ma che le aveva rovinato la vita e aveva giurato che con un romano MAI PIU'! Così quando Aldo era arrivato alla Casa, era stata attratta da lui ma quando, prendendoci confidenza, aveva saputo che era romano, aveva fatto un passo indietro. Ora cercavamo tutti di darle conforto.

Passammo una settimana inusuale per noi, abituati ai nostri ritmi e alle nostre attività. Ripresi le traduzioni, ci fu la novità di Claudio che ricominciò a ricevere pazienti nel suo studio nella Casa. Quella cerimonia a Villa Aurora, aveva fatto avvicinare i cittadini, che ora guardavano alla Casa-Famiglia come qualcosa di positivo. Faceva ben sperare a tutti gli ospiti che, integrandosi, avrebbero avuto la possibilità di lasciare la Casa e rifarsi una vita. Purtroppo questo stato di calma e apparentemente roseo, venne stroncato violentemente. Aldo aveva contratto l'Aids! Era conclamato! Oltre al dolore per questa notizia, ci amareggiò molto la decisione della Amministrazione della Casa di fare l'esame per l'HIV a tutti. Era più che ovvio, visto che era una Fondazione e doveva rispondere ai propri sostenitori. Umiliati e a malincuore, ci sottoponemmo a questo esame che risultò negativo per tutti i componenti della Casa. Ma allora, dove lo aveva contratto Aldo? Arrivò (come una furia devo dire) Romolo e senza salutare nessuno, si diresse da Franca e presala a malo modo la trascinò nel giardino. Lo sentimmo anche urlare senza capire le parole, ma era evidente che aveva a che fare con Aldo (erano grandi amici, anzi fratelli si dichiaravano loro). Tutti sapevamo dei continui battibecchi tra lui e Franca: si respingevano ma si cercavano. Romolo si era messo in testa che poteva essere solo Franca ad aver avuto rapporti con Aldo, la vedemmo disperarsi, piangere, urlare… posso solo immaginare la sua umiliazione per aver pensato questa cosa di lei. Dopo un po' li vedemmo abbracciarsi e piangere come due bambini. Ad un cenno di Claudio, tutti ci allontanammo per lasciarli soli. Dopo pochi giorni, ci dissero che Aldo era stato trasferito in un centro per malati terminali e dietro sua espressa richiesta, non dovevamo andarlo a trovare. Mi si stringeva il cuore nel vedere Franca in quello stato. Per un puntiglio non voleva darla vinta a "quel romanaccio", come lo apostrofava lei, ma in cuor suo sapeva di voler essere abbracciata da lui e magari "fasse un incontro a quattrocchi". Solo Claudio riuscì ad andare a trovare Aldo, il quale venne a sapere l'origine della sua malattia. Erano già tre anni che viveva nella Casa-Famiglia e non aveva più avuto rapporti sessuali già da due anni prima. Era ancora nel pieno del suo vigore, il desiderio era tanto, così aveva preso l'abitudine di uscire di notte e andare sui viali frequentati da "lucciole" e trans. Si limitava a guardare, non avendo soldi, e quando tornava a Casa, si lasciava andare a…. Una di quelle notti un/a trans lo invitò a… <<ti farò toccare il cielo con un dito>>

<<Mi spiace per te, non ho soldi, sto solo facendo il "guardone", come dite voi. Lo farei volentieri, sei molto bella>>

<<Sei romano, vero? A me piacciono i romani e tu sei il classico romano verace, che non ha peli sulla lingua. Ti va di farmi compagnia? Sono qui da solo per lavoro, per necessità, ma sono sola anche io. Mi chiamo Gilda>>

<<Io sono Aldo e vivo a...>>

<<Non dirmi niente adesso, ho solo voglia di essere amata, se non ti vergogni possiamo entrare da me. È qui vicino, possiamo andarci a piedi>>

Così Aldo aveva preso a frequentare Gilda, che a sua volta era stata contagiata probabilmente da un cliente che non aveva voluto usare il profilattico. Solo quando si era resa conto di essere sieropositiva, avrebbe voluto avvertire Aldo ma non sapeva neanche da dove venisse. Claudio ci mise molto tempo a rintracciare Gilda perché, dove gli aveva detto Aldo non ci andava più. A furia di chiedere ad altri trans, troppo restii a parlare, spiegò quanto era successo e ottenne un indirizzo. Andò a trovarla per raccontarle quanto accaduto. La trovò con i segni della malattia molto avanzati e quando seppe di Aldo, era scoppiata in un pianto dirotto. Si era innamorata di quell'uomo e si era lasciata andare a far l'amore con lui liberamente. Non sapeva assolutamente di essere sieropositiva. Sognava che dopo essersi conosciuti fino in fondo e superato, da parte di lui il suo stato, di andare a vivere insieme. Avrebbe cambiato vita, trovato un lavoro, anche di fare la cameriera avrebbe accettato. Quando Claudio tornò, tutti volevamo sapere cosa si fossero detti, ma fu molto evasivo, ritenemmo che fosse troppo scosso e non insistemmo. Solo una mattina, ero nel suo studio per prendere le dispense da tradurre, presenti anche Anna e Lisa, ci raccontò tutto, ma non si doveva far sapere niente a Franca. Era in una brutta fase e benché cercassimo di starle vicini, era caduta in una specie di sonnambulismo, faceva le cose come un automa. Tra le ultime cose che Aldo disse a Claudio c'era anche che non voleva far soffrire a Franca.

<<A Cla', io m'ero innamorato de st'impunita, ma m'ha fatto scontà a mme er male che je ha fatto n'antro omo, solo che io erano anni che nun facevo più l'amore e quanno me so' trovato davanti 'na creatura che c'aveva tutto quer ben de Dio, puro quarcosa in più, nun ho saputo resiste. Me s'è offerta senza chiederme gniente. Je piacevo così come so', caro me costo sto sgaro! Armeno spero che questi, me aiutino a annà a l'arberi pizzuti senza tribolà! Salutame tutti e dije a loro de crederci: la vita se po' minor. Mo te saluto, che sso' stanco!>>