FOLIGNO

Potevamo non parlarvi di Foligno? Certo che no quindi iniziamo da... un po' di storia.

Il nome Foligno deriverebbe dal culto della Dea Fulginia. Abitato da popolazioni umbre, in seguito alla realizzazione della via Flaminia, si verificò la colonizzazione dei Romani che si stabilirono a nord dell'attuale centro della città, sorto probabilmente su un accampamento militare. L'impronta romana rimane tutt'ora visibile nell'impianto stradale: strade rettilinee che si incrociano perpendicolarmente e che si rapportano a quattro ponti romani edificati sul fiume Tobino e ancora funzionanti.
Inserito nel Ducato di Spoleto subì le invasioni barbariche, poi venne il Castrum sorto intorno alla tomba di San Feliciano (dal quale poi prese il nome di Civita San Feliciani) divenne Comune di fazione ghibellina causa delle frequenti guerre con Perugia. Con la Signoria della famiglia Trinci (1305 - 1439) la città divenne Vicariato dello Stato Pontificio. Dopo la rottura con la Chiesa e l'assedio imposto da Papa Eugenio IV venne instaurato un governatorato pontificio. In questo periodo si sviluppò una redditizia produzione di canapa della quale Foligno divenne la principale fornitrice dello Stato Pontificio e con la quale venivano prodotte le funi per le campane. Con la discesa di Napoleone in Italia, Foligno finì sotto la dominazione francese. Durante la II° Guerra Mondiale, a causa della presenza di un importante aeroporto, caserme, scuole militari e industrie belliche, la città subì molti bombardamenti da parte degli anglo-americani che la distrussero in gran parte e perciò è stata insignita della medaglia d'argento al valor civile. Causa di distruzione sono stati nei secoli anche i frequenti terremoti, l'ultimo dei quali nel 1997 ha colpito in modo particolare le frazioni montane.
DA VEDERE
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CATTEDRALE DI SAN FELICIANO - DUOMO Sita nella centrale piazza della Repubblica è intitolata al patrono della città. Venne edificata nella prima metà del XII secolo sul luogo della sepoltura del Santo ad opera di Maestro Atto, come documenta una iscrizione posta sulla facciata principale. Nel 1201 fu ampliato con la costruzione di una facciata secondaria e nei secoli XVI e XVII fu oggetto di numerosi restauri e aggiunte. Nel 1904 a seguito di un restauro, sulla facciata anteriore è stato inserito un mosaico con il Santo. La facciata sinistra, quella su piazza della Repubblica è caratterizzata da un bel portale romanico decorato con bassorilievi raffiguranti Federico Barbarossa, Innocenzo III, i Simboli degli Evangelisti ed i Segni Zodiacali. La cupola è un'addizionale cinquecentesca opera di Giuliano di Baccio d'Agnolo. L'interno ad un'unica navata denota i tratti del rifacimento Neoclassico operato nella seconda metà dell'Ottocento da Giuseppe Piermarini, ed è evidenziato dal baldacchino dell'altare maggiore, fedele riproduzione di quello berniniano presente nella Basilica di San Pietro a Roma. Al suo interno custodisce una statua del XIX secolo, la cappella del Sacramento del 1527 è opera di Antonio da Sangallo il Giovane con affreschi di Vespasiano Strada e Baldassare Croce, la cripta (sotto l'edificio) ha origini romaniche ed è quindi più antica della chiesa stessa con capitelli preromanici ed altri elementi architettonici
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AUDITORIUM SAN DOMENICO La chiesa di San Domenico è situata nell'omonima piazza, con il convento annesso ed è tra i monumenti architettonici più significativi di Foligno. Da secoli ha perso la propria identità funzionale ma non quella architettonica. La facciata ha un bel portale ogivale; l'interno con copertura a capanna tipica delle Chiese degli Ordini mendicanti, conserva l'ossatura gotica. Passata nell'800 in proprietà al Comune di Foligno, dopo un importante intervento di recupero, è stata oggi trasformata in Auditorium.
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CHIESA DI SAN PAOLO Inaugurata il 26 Aprile 2009, è considerata un simbolo della rinascita di Foligno dopo il terremoto del 1997 e un innovativo modello di arte sacra. Il nuovo complesso parrocchiale sorge in via del Roccolo, area che ospitò uno dei maggiori campi container installati a Foligno dopo il sisma del 1997. Opera dell'architetto romano Massimiliano Fuksas. Disegnato da due parallelepipedi inseriti l'uno nell'altro ed alto quasi 26 metri, l'edificio che ospita la Chiesa si presenta come un monolite in cemento di geometria pura, una scatola nella scatola. Elementi a forma di tronco di piramide collegano i due parallelepipedi creando una serie di aperture tra le due pareti che portano luce all'interno. I fasci di luce prodotti dalle loro intersezioni si indirizzano verso gli elementi principali: l'Altare, l'Ambone e la Fonte Battesimale.
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CHIESA DI S. MARIA INFRAPORTAS sorge in piazza S. Domenico e si hanno notizie dal 1087. L'ingresso è protetto da un piccolo portico dell'XI-XII sec. rimaneggiato, a tre archi a tutto sesto sorretti da quattro colonne con capitelli romanici. La facciata a corsi di pietra rossa e bianca. All'interno possiamo ammirare numerosi affreschi, tra gli altri di Ottaviano Nelli, Ugolino di Gisberto, Pierantonio Mezzastris, Niccolò di Liberatore detto l'Alunno. Dall'ingresso, a sinistra la cappella di san Pietro è la parte più antica della chiesa.
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L' ex CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITA' IN ANNUNZIATA è oggi la sede del secondo polo museale del Centro Italiano Arte Contemporanea. La chiesa opera incompiuta di Carlo Murena, allievo di Luigi Vanvitelli e tra i maestri di Giuseppe Piermarini, ospita la Calamita Cosmica opera realizzata nel 1988 da Gino De Dominicis, artista -filosofo anconetano. La gigantesca scultura consiste in uno scheletro supino. Inusuale per le dimensioni: ventiquattro metri di altezza per quattro metri di larghezza.
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MONASTERO DI S. ANNA o delle Contesse, fu fondato da Angelina dei Conti di Montegiove e di Marsciano, la quale si fece terziaria francescana e nel 1385 si stabilì a Foligno, città dei Trinci suoi parenti. Subito trasformò alcune case della Società della Croce in monastero, il quale nel 1388 era già funzionante e che successivamente fu più volte ingrandito e ornato di affreschi recentemente restaurati. Sul portale d'ingresso del monastero c'è un affresco del Mezzastris. Tra i tanti affreschi che possiamo ammirare al suo interno ce ne sono alcuni attribuiti a Giovanni di Corraduccio uno dei più importanti pittori della scuola folignate e un affresco nascosto in un magazzino laterale, attribuito a Niccolò di Liberatore detto l'Alunno. Nel monastero di Sant'Anna rimase fino al 1798 la " Madonna di Foligno" di Raffaello che fu in tale data asportata dai francesi e collocata al Louvre e che quando nel 1816 fu restituita all'Italia fu definitivamente collocata presso la Pinacoteca Vaticana.
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CHIESA DI SANT'AGOSTINO conosciuta anche come Santuario della Madonna del Pianto è situata in piazza Garibaldi, e rappresenta un importante esempio dell'architettura e decorazione barocche della città. In origine era una chiesa gotica eretta nel 1248 dal Beato Angelo da Foligno, primo insediamento agostiniano della città. L'attuale chiesa barocca risale al XVIII secolo ma andò distrutta durante la II° Guerra Mondiale a causa dei bombardamenti alleati, salvandosi solo il bel campanile gotico, i due finestroni e il portale, murati all'esterno del fianco destro della chiesa barocca. All'interno pregevoli altari barocchi, cantorie in legno intagliato e dorato, uno scenografico altare mattoide, affreschi. Il campanile duecentesco è il più alto della città.
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ORATORIO DEL CROCIFISSO I membri della Confraternita del Crocifisso, chiamata così per il culto della Croce e dei santi Pietro e Paolo, ottennero dai domenicani un orto accanto al convento di Piazza San Domenico dove edificarono l'Oratorio del Crocifisso. Le cospicue rendite, grazie a lasciti e offerte del tempo, determinarono un continuo ingrandimento e abbellimento della chiesa che si presenta oggi come un pregevole esempio di Oratorio barocco. La struttura è stata costruita in tre diversi periodi ed è costituita da un'unica aula con soffitto a cassettoni lignei terminata probabilmente alla fine del 1500; da una sagrestia coperta da una cupola realizzata nel 1643; la parte terminale, al di sopra dell'altare, coperta da una volta a botte lunettata a pianta rettangolare i cui lavori, iniziati nel 1702, durarono circa dieci anni. Con il restauro dell'Oratorio è emerso un bellissimo affresco attribuito al francese Noel Quillerier datato 1626, raffigurante il culto di Sant' Elena.
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ORATORIO DELLA NUNZIATELLA Un'Annunciazione, affrescata al piano terreno di una casa di proprietà dell'aromatario Nicolò di Giacomo, nella società della Croce, fu protagonista nel 1489 di un evento miracoloso, che determinò l'acquisizione pubblica dell'edificio (1491) e la costruzione di un santuario civico in onore della Vergine Annunziata, consacrato nel 1494. L'attuale definizione è dovuta al restauro, eseguito dall'architetto Vincenzo Vitali nel 1830, che ha modificato sostanzialmente il fronte della costruzione. La chiesa è ornata da altari collocati all'interno di grandi nicchie. Sull'altare dell'Annunciazione, all'interno di un'elegante edicola lignea finemente intagliata e dorata, figura l'immagine miracolosa della Vergine commissionata da Nicolò di Giacomo a un ignoto artista del Quattrocento. All'interno dell'edicola lignea, a destra, figurava l'Angelo annunziante di Lattanzio di Nicolò, trasferito alla fine dell'Ottocento presso la Pinacoteca civica e trafugato nel 1980. All'interno troviamo anche un affresco datato 1575 attribuito a Giovanni Antonio Pandolfi da Pesaro o a Ercole Ramazzani di Arcevia; l'altare di San Giovanni Battista affrescato da Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino (1505-1508 o 1512-1513).
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MUSEO CAPITOLARE DIOCESANO ha sede nel Palazzo delle Canoniche vicino alla Cattedrale di San Feliciano. Da ammirare le maestose strutture della torre campanaria, del Palazzo delle Canoniche e della Cattedrale stessa. Una suggestiva scalinata conduce al primo piano, che ospita mostre temporanee, e al secondo, vero cuore della raccolta. Vi possiamo ammirare la quattrocentesca statua di San Feliciano, recentemente recuperata e inserita in un percorso che, attraverso varie opere, ripercorre le fasi costruttive della Cattedrale, dall'edificio romanico a quello rinascimentale, barocco, e infine neoclassico. Fanno parte di questo primo nucleo museale anche alcune opere del lascito della famiglia Roscioli, che serviva a Roma Urbano VIII e lasciò in eredità alla Cattedrale un'ingente raccolta di opere d'arte, tra le quali anche due busti del Bernini. Il percorso prosegue con l'esposizione di opere di diversa provenienza: per lo più sono presenti manufatti trasportati da chiese in ricostruzione post-sismica, come la sorprendente Bottega di San Giuseppe, attribuita ad ambienti nordeuropei del Cinque-Seicento e da sempre custodita a Serrone. L'ultima parte conserva alcune antiche croci astili, una meravigliosa stauroteca (reliquiario della Vera Croce) trecentesca in cristallo di rocca e parte della preziosa argenteria della Cattedrale. La Cripta di San Feliciano recentemente recuperata fa parte del percorso museale.
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MUSEO DELLA STAMPA raccoglie testimonianze sulla produzione della carta e sull'editoria folignate dal XV secolo ad oggi. E' sito nell'antico palazzo tardo quattrocentesco antica dimora della famiglia Orfini, ricchi zecchieri pontifici e sede della prototipografia. Qui vi operò Johannes Numeister, allievo di Gutenberg e qui venne stampata, nel 1472, la prima edizione della Divina Commedia di Dante Alighieri. Al piano terra si trova una sezione dedicata alla produzione della carta a Foligno, dalle prime cartiere fino ad oggi e Ia ricostruzione di un torchio da stampa quattrocentesco . Al terzo piano si possono ripercorrere le tappe dell'evoluzione della stampa a Foligno. Si comincia con la "Sala degli incunaboli" con le carte con filigrana e delle matrici per stampa. Le teche raccolgono le edizioni quattrocentesche della prototipografia Orfini Numeister. A seguire la "Sala del civil consesso": encomi, epitalami, dottorati, monacazioni e i giornali editi a Foligno. Nella "Sala dei Lunari" una panoramica di lunari e almanacchi, soprattutto il famoso Barbanera. In mostra anche locandine e testimonianze del teatro Apollo Piermarini (1827-1944). Nella l"oggia dei Trinci", interamente affrescata con monocromi che raccontano il mito dell'origine della famiglia e di quelle della città, si trova la sezione dedicata ai tipografi presenti in città tra XVI e XIX secolo.
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Il CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea sorge nel centro storico sulle rovine di un edificio che fu Centrale del latte e poi Ufficio Postale, tra l'abside medievale della chiesa di S. Francesco e le costruzioni liberty di via del Campanile, determinando un impatto armonico che unisce l'antico al nuovo con contrasto stimolante. Il complesso architettonico è costituito da un parallelepipedo rivestito in acciaio corten, che conferisce ai volumi esterni il classico colore ruggine. Privo di finestre, si sviluppa su tre piani e prende luce da un lucernario centrale posto su pilastri che scandiscono la volumetria degli interni. Le sale espositive sono disposte su due piani. La terrazza ospiterà opere specific-site. Gli spazi a piano terra sono destinati ad esposizione e a luogo di incontro per eventi culturali, proiezioni, conferenze.
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PALAZZO COMUNALE edificio a tre piani il cui corpo centrale è scandito da sei colonne ioniche poggianti su un aggetto su cui si aprono cinque arcate a tutto sesto, domina la piazza con la facciata neoclassica eretta tra il 1835 e il 1838, in seguito al terremoto del 1832, su progetto dell'architetto Antonio Mollari. Per ragioni statiche fu incorporata nella facciata la torre edificata nel sec. XIII, come si deduce anche dai merli ghibellini, poggiante su una base a grossi massi, forse resto di edificio romano. Nell'atrio un pozzo del 1575. La Sala del Consiglio, adorna di un camino del sec. XVI, fu decorata da Mariano Pievittori nel 1886-87. Segue la Sala delle Armi, nella cui volta sono dipinti gli stemmi e gli emblemi dei rioni della città.
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PALAZZO ORFINI si trova in piazza della Repubblica, opposto al Duomo e al palazzo delle Canoniche, confinante col palazzo Comunale ai quali è collegato da cavalcavia. L'esterno è caratterizzato da un portale del 1515 e, nella parte in laterizio corrispondente all'antico palazzo del Podestà, da un grande arco ogivale che continua con un'ampia volta all'interno, quando originariamente doveva coprire una grande sala per le adunanze popolari nel XIII secolo. A destra si vede la torre mozza medievale, a cui segue una loggetta che lo collegava con palazzo Trinci. Nella zona inferiore del palazzo si trovano resti di decorazioni ad affresco del tardo Quattrocento.
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PALAZZO TRINCI è un edificio patrizio che si trova nel centro di Foligno, in piazza della Repubblica, ed è una delle più interessanti dimore tardogotiche dell'Italia centrale. Contiene un prezioso ciclo di affreschi dei primi del Quattrocento, realizzato da Gentile da Fabriano con la collaborazione di altri artisti, e ospita la Pinacoteca civica, il Museo archeologico e il Museo multimediale dei tornei, delle giostre e dei giochi. Sulla piazza grande di Foligno i Trinci acquistarono alla fine del Trecento le case e le torri del ricco mercante Giovanni di Ceccarello, confinanti con la loro abitazione. Tutte le strutture vennero rinnovate in un unico complesso tra il 1389 e il 1407. Il primo Quattrocento fu l'epoca d'oro dei Trinci, quando ospitavano una corte di studiosi e umanisti tra i quali Francesco da Fiano: quest'ultimo ispirò probabilmente il tema degli affreschi di Gentile da Fabriano che rappresentano una vera e propria enciclopedia figurata della cultura umanistica dell'epoca. Nel 1439 i Trinci furono cacciati e il palazzo passò ai governatori pontifici. Dopo i gravi danni del terremoto del 1832, venne rifatta la facciata in stile neoclassico (1842-1847) con un disegno simile a quello del vicino palazzo Comunale. Dopo i bombardamenti del 1944 che danneggiarono il cortile, venne in parte ricostruito nel 1949. Il cortiletto interno accoglie la scala gotica originale, un tempo a cielo aperto ed oggi coperta da un lucernaio. Gli ambienti monumentali affrescati si trovano al secondo piano. In cima alla scala si trova un ampio vano, detto Sala di Sisto IV, dal nome del pontefice che nel 1475 fece rifare il soffitto ligneo su cui compare il suo stemma. È decorata da affreschi con motivi ornamentali e figurati della fine del Quattrocento/inizio del Cinquecento, ampiamente restaurati nel 1930. Sul alto opposto rispetto alla scala si trova la Loggia di Romolo e Remo, con affreschi di Gentile da Fabriano sulla vita dei fondatori di Roma ai quali, i Trinci, volevano idealmente ricollegarsi. La vicina cappella è ricoperta di affreschi di Ottaviano Nelli datati al 1424. Dalla loggia si accede alla Sala delle Arti liberali e dei Pianeti, la più celebre, in cui è dispiegato un complesso programma iconografico. Il vicino corridoio è in realtà il "ponte sospeso" che collegava il palazzo con la cattedrale. Sempre di Gentile e della sua scuola sono le figure monumentali ma frammentarie che vi si possono ammirare. Sotto l'intonaco dipinto compaiono, qua e là, i resti di una decorazione precedente a monocromo con le rappresentazioni simboliche delle età dell'uomo, motivo che ricompare, a colori e di dimensioni maggiori, sulla parete di destra. Incontriamo poi la Sala dei Giganti, pure di Gentile e collaboratori, in cui si ammirano 15 delle 20 originarie figure monumentali di grandi personaggi della storia romana. Qui e nelle sale attigue si trovano alcuni dipinti significativi e alcune opere archeologiche legate alla storia del palazzo e degli edifici circostanti, come le sette teste di età romana che nel medioevo erano state collocate all'esterno della Loggia dipinta a simboleggiare le Sette età dell'uomo, o il rilievo con la Corsa delle quadrighe nel Circo Massimo, del III secolo d.C. già nel Palazzo Comunale. Il palazzo ospita la Pinacoteca civica, il Museo archeologico che comprende materiali lapidei e epigrafi di epoca romana e tardo-romana, urne cinerarie, sarcofagi e materiali vari di scavo, provenienti da Santa Maria in Campis (Fulginia) e Colfiorito (Plestia).
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PARCO DEI CANAPE' si trova addossato alle mura tra Porta Romana e Porta S. Maria o Todi, e confinava con il Monastero dei Monaci Neri, il Monastero delle Clarisse di Santa Caterina, fondato da San Francesco, e con due torri a breve distanza l'una dall'altra: la prima detta Torrione del Cassero, della quale non vi è più traccia, e l'altra, trasformata in caffè, detta "La Montanara". L'elevazione del terreno non è naturale e si ottenne a causa dell'accumulo dei materiali di scarico che i folignati del XVI secolo erano soliti abbandonare in questa parte della città almeno fino al 1641. Il14 settembre 1776 la Prefettura allo Sgravio accertato lo stato di degrado della cinta muraria calcolò la spesa di restauro in una cifra non inferiore ai 1000 scudi che vennero messi a disposizione della comunità da un gruppo di "benemeriti" i quali posero come unica condizione che venisse riservato a ciascuno di loro "15 piedi di sito da formare un sedile". Ottanta furono i canapè, cioè i sedili a forma di divano, con spalliera e bracciuoli, tutti costruiti in materiale laterizio. Così nacque il Parco dei Canapè.
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ABBAZIA DI SASSOVIVO arroccata i tra boschi di lecci e olivi secolari, è stata fondata nella seconda metà del sec. XI sui resti di una preesistente residenza fortificata dei Monaldi, un gruppo parentale di etnia longobarda. All'interno del suo vasto complesso, troviamo importanti testimonianze storiche ed artistiche e suggestivi scorci architettonici: dalla Chiesa, in cui sono conservati frammenti di affreschi quattrocenteschi, alla Cripta di San Marone, eremita siro-babilonese vissuto nel IV secolo, alla Loggia del Paradiso con frammenti di affreschi monocromi probabile opera di Giovanni di Corraduccio, allo splendido Chiostro romanico opera del maestro romano Pietro de Maria. All'esterno dell'Abbazia la passeggiata dell'Abate, un sentiero che si dipana tra i boschi di leccio, ginepro e pino d'Aleppo. Dal 2010 l'Unesco gli ha riconosciuto la qualifica di "PATRIMONIO TESTIMONE DI UNA CULTURA DI PACE UNESCO", per la sua alta qualità storico-artistica e ambientale e per la "vocazione di pace" che la caratterizza dalla sua fondazione.
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MUSEO ARCHEOLOGICO COLFIORITO (MAC) è stato inaugurato nel 2011, è articolato su tre livelli. E' costituito da due corpi di fabbrica in muratura preesistenti, di pertinenza dell'infermeria dell' ex Campo di internamento militare e da un nuovo corpo centrale in acciaio e vetro realizzato su progetto dell'architetto Roberto De Rubertis. Circa 1450 reperti attestano la civiltà plestina (scomparsa per cause sconosciute) dalle origini alla romanizzazione e testimoniano l'inserimento di Plestia (antico insediamento di Colfiorito) nell'ampia trama di scambi culturali tra Etruria e Grecia. I materiali di età arcaica rinvenuti provengono da santuari, centri religiosi e commerciali diffusi sul territorio. Il più importante è sicuramente il santuario della dea Cupra (VI secolo a.C.) da cui provengono una ricca stipe votiva e quattro lamine bronzee del IV secolo a.C. con dedica alla dea in lingua umbra. La romanizzazione del territorio plestino (seconda metà IV-III a.C.) vede il consolidarsi dell'abitato di Plestia a valle e la nascita di ville rustiche (Annifo, piani di Ricciano e Franca).
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CHIESA DI MARIA SANTISSIMA DI COSTANTINOPOLI a Fiamenga la storia del primitivo luogo di culto a Fiamenga iniziò nell'XI secolo quando ancora era denominata Santa Maria de Filecto (Filecto è l'antico nome di Fiamenga). Era assogettata all'autorità diretta del vescovo di Foligno ed aveva caratteristiche diverse dall'edificio che ci è pervenuto; il suo orientamento aveva verso opposto e le sue dimensioni erano molto ridotte, Il primo documento che la cita è una bolla del vescovo Bonfiglio di Foligno del 1078. La struttura è semplice, costruita in pietra d'Assisi. L'interno è a navata unica ed ospita un solo altare e vi possiamo ammirare vari affreschi quattrocenteschi di scuola umbra il cui autore potrebbe essere un artista umbro noto come maestro di Rasiglia.
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EVENTI


CURIOSITÀ SU FOLIGNO
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Foligno è il "centro del mondo" ovvero in fulignate "lu centro de lu munnu". Questo perché, secondo un'antica tradizione la città era situata proprio al centro del mondo conosciuto fino ad allora. In decenni più moderni il punto esatto venne identificato con il birillo centrale del biliardo centrale dello storico "Caffè Sassolino" in Corso Cavour al n. 60 e segnalato con un cristallo incastonato nel pavimento dell'attuale negozio che ha sostituito il caffè oramai scomparso. Successivamente il consiglio comunale, precisamente il 29 Maggio 2008, ha stabilito che doveva essere considerato "Centro del mondo" il "Trivio", il punto in cui si incrociano gli antichi cardo e decumano romani, oggi Corso Cavour e Via Mazzini, il punto centrale del centro storico della città.
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La prima edizione della Divina Commedia venne stampata a Foligno, nella tipografia di palazzo Orfini dal tedesco Iohannes Numeister e dal folignate Evangelista Mei.
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A Foligno si venera una statua lignea del XVII secolo che rappresenta la Madonna del Pianto della quale si hanno notizie a partire dal 1647. Oggi è conservata presso l'attuale Santuario, nella chiesa di Sant'Agostino, dopo che l'originale Santuario della Madonna del Pianto è andato distrutto durante i bombardamenti alleati del 1944. La devozione per questa scultura si è accresciuta da quando la sera del 14 gennaio 1703 durante le celebrazioni della Festa della Madonna del Pianto, la città venne colpita da un terremoto violentissimo che interessò tutto il centro Italia; i Folignati sopravvissuti al disastro spontaneamente portarono la statua in processione per la prima volta il 28 gennaio di quell'anno, in segno di ringraziamento e devozione. Da allora allorché qualche grave sciagura minacciava la città la statua veniva esposta alla devozione dei cittadini. Oggi la statua è nascosta da un dipinto su tela dell'artista folignate Matilde Galligari Mattoli, riproducente l'immagine della Madonna stessa, che viene calato il giorno della festa della Madonna del Pianto alla prima messa mattutina per permetterne la visione ai devoti e poi rimesso al suo posto.
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Gli abitanti di Foligno vengono soprannominati da secoli, cuccugnai che in dialetto significa civetta e al riguardo esistono ben tre leggende. Secondo la prima deriverebbe dai ducati d'oro coniati dalla zecca di Foligno che venivano chiamati "occhi di civetta". Per la seconda sarebbe dovuto alla colomba di cartapesta che per la Festa di Pentecoste veniva fatta scendere dal campanile della cattedrale, più somigliante però ad una civetta secondo gli abitanti delle città confinanti che adottarono questo soprannome per i Folignati. La terza invece attribuisce questo soprannome al fatto che i Folignati erano esperti di caccia con la civetta testimoniato anche dal detto "Guai a quell'uccello che passa tra Foligno e Spello".
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Dal 1762 si pubblica a Foligno il lunario-almanacco Barbanera, guida del tempo civile e religioso, un vademecum per l'orto, il giardino, la casa e il benessere personale tra i più famosi lunari italiani. Per la sua popolarità e la sua funzione storicamente svolta di diffusione del sapere, il Barbanera, e con esso la collezione di almanacchi e lunari conservata a Spello presso la Fondazione Barbanera 1762, è stato selezionato dall'UNESCO tra i beni documentari dell'umanità tutelati e censiti nel "Memory of the world Register".
La "Giostra della Quintana", è parte fondamentale della tradizione popolare della città: si tratta di un torneo cavalleresco e una manifestazione storica in costume, che vede dieci binomi cavallo-cavaliere, in rappresentanza dei rispettivi rioni, sfidarsi due volte all'anno: la sera del secondo o terzo sabato di giugno si svolge la giostra della sfida mentre nel pomeriggio della seconda o terza domenica di settembre si svolge la giostra della rivincita. La denominazione prende il nome da una via dell'accampamento romano nella quale aveva luogo l'addestramento dei soldati che, armati di lancia, si lanciavano contro un fantoccio cercando di infilare l'anello sospeso a una mano dello stesso. La prima testimonianza documentata dello svolgimento della Quintana nel folignate risale al 1448. Poi nel 1613 i Priori cittadini inserirono la Quintana nell'ambito dei festeggiamenti carnevaleschi, modificandone lo svolgimento e lo spirito con i criteri che sussistono quasi del tutto ancora oggi. I cavalieri giostranti lanciati al galoppo devono infilare con una lancia una serie di anelli che, via via, diventano più piccoli, appesi alla mano destra di una statua rotante in noce massiccio risalente al XVII secolo che sulla sinistra tiene uno scudo e raffigura il dio Marte. Vince chi percorre con il miglior tempo e senza nessuna penalità, pena l'immediata eliminazione. Un tempo il vincitore veniva insignito di titoli onorifici oggi al rione rappresentato viene assegnato un Palio realizzato da artisti di fama.
CUCINA
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La cucina folignate si rifà spesso alla cucina tipica umbra ma con alcune particolarità tipiche solo del suo territorio come la rocciata, un dolce vagamente simile a uno strudel ripieno di mele, noci e cacao e che spesso viene decorato con alchermes
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La "fregnaccia", invece, è un dolce tipico della campagna folignate, simile alla rocciata, ma a forma di mattonella, era il 14° pasto della lunga giornata di lavoro della mietitura. L'altro dolce tipico è la frittella fritta, fatta con la pasta del pane "condita" di molto zucchero.
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la "miaccia", una variante del sanguinaccio, che si differenzia da quest'ultimo per l'aggiunta di canditi e per essere imbevuta nel Sagrantino.
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Poi abbiamoLa fojata, che è la versione salata della rocciata con ripieno di foglie di cavolo.
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Tra i prodotti alimentari, molto nota è la patata rossa di Colfiorito. Foligno era nota anche per i suoi confetti, che erano molto richiesti anche dalle corti europee. Inoltre Foligno era nota per l'allevamento dei piccioni, che venivano mangiati anche nei tempi di carestia; per questo vi si trovano molte "torri piccionaie".

