FURORE

25.07.2020

PRODOTTI TIPICI

IL VINO

Dalle vigne di Furore nascono vini rossi e bianchi premiati dalla critica ed apprezzati in tutto il mondo. I bianchi si alleano benissimo con insalate di mare, cicinielli (una specie di frittelle) e frittelle di alghe, tubetti con coda di rospo o con pescatrice, grigliate di pesce e crostacei; è in perfetta armonia con gli scialatielli alla paranza e con totari e patate; i rossi sono indicati per le carni bianche in umido, le braciole di maiale, le pappardelle al ragù o con sugo di coniglio ed è ottimo con bucatini lardiati;

CURIOSITA'

La Magnani comprò, dopo aver girato il film di Roberto Rossellini, una piccola casa nel Borgo che chiamò, non senza autoironia, "casa della storta" perché percorrendo la via si prese una bella storta alla caviglia. Gli abitanti di Furore hanno ricordato questa circostanza culturale accaduta in questi luoghi dedicando ai due grandi del cinema italiano due stradine del Borgo dei pescatori.

FURORE E DINTORNI

Furore conta, oltre alla località nota come Fiordo di Furore, una piccolissima frazione sulla costa, nei pressi di Praiano, chiamata Marina di Praia. Il paese capoluogo conta 3 contrade costituenti il centro abitato:

  • Sant'Agnello (Contrada della Gatta)
  • Sant'Elia (Contrada della Cicala)
  • Santo Jaco (Contrada del Ciuccio)

PERCORSI PANORAMICI:

I percorsi, costituiti prevalentemente da scale e sentieri che s'inerpicavano in salita, permettevano una serie di scambi e relazioni tra gli uomini che, oggi, data la forte presenza delle strade carrabili, sono passati decisamente in secondo piano. Al movimento di salita,che si svolgeva a piedi, lento e misurato , trasversalmente rispetto al corpo allungato della penisola sorrentina, si è sostituito quello carrabile in senso longitudinale, di scorrimento veloce.

Sentiero di Abu Tabela: dalla zona Pino a San Lazzaro conduce il viaggiatore su le tracce del leggendario generale Abu Tabela (derivazione orientale del cognome Avitabile). Si parte da punta Scotelo e si attraversa la Gola del vallone di Furore, fino al Rio Penise. Si passa per i resti della vecchia polveriera, appoggiata sul fianco della rupe. In lontananza squarci di panorama mostrano il mare. Si arriva, dopo una percorrenza di circa un'ora, alla piazzetta di San Lazzaro.Sentiero dei nidi di corvo: da Centena a Bomerano di Agerola, lungo la via dei briganti. Il percorso si snoda fra pergole e noccioleti. In alto sul costone, aggrediti dalla vegetazione si intravedono i ruderi dell'Eremo. Si entra, poi, nella valle e si arriva agevolmente alla piazza di Bomerano. Sentiero dell'Agave in fiore: da Punta S. Elia a Marina di Praia, in mezzo alle "lenze" delle mietitrici (le lenze sono piccole superfici di rupe, cedute in fitto per ricavarne erba). Lasciata la Passeggiata dell'Amore, si deve imboccare il sentiero che porta tra Agavi e Fichi d'India a Pennola. Qui sopravvive i carrubo, fra lentischi e rosmarino. Più avanti c'è Grottole con il suo stazzo per gli armenti. Il sentiero diventa "da capre" e scende giù ripido per il garritto fino al ponte della Praia sulla Strada Statale.Sentiero della Volpe Pescatrice: da S. Elia al fiordo, lungo l'antico percorso del contadino - pescatore. Superato il palazzo dei Maccaronari, si arriva alla Portella e giù, a capofitto tra i caratteristici "Monazeni" all'imbarcadero (i monazeni sono i magazzini, i depositi per gli attrezzi e per gli armamentari per pescare). La magia di questi luoghi può fare a meno di qualsiasi sottolineatura.Sentiero dei pipistrelli impazziti: questo percorso può diventare il prosieguo del precedente. Si parte dal fiordo, lungo un sentiero che penetra in un'orgia di verde, taglia il Mulino, costeggia canali e chiuse e arriva alla cartiera: solitaria, silente, avvolta in un nugolo di pipistrelli. Qui il sentiero piega a destra e si inerpica sulla rupe fino a punta Tavola: piccolo pianoro a picco sul vallone. Poco più in la è la chiesa di S. Michele. Da qui al centro di Conca dei Marini, piazza Olmo e il monastero di S. Rosa sulla statale Amalfi - Agerola.Sentiero di Barbanera: si parte dalle vigne e si penetra nella vallata della Praia. La vecchia casa della Barbera (una sorta di astrolaga - meteorologa, vissuta fino agli anni 50) è presto raggiunta. Poco oltre inizia l'abitato di Praiano e la strada, divenuta comoda passeggiata, porta a piazza Moresca e da qui alla rotabile

la casa di Anna Magnani
la casa di Anna Magnani

FURORE

Furore è un comune di circa 800 abitanti della provincia di Salerno in Campania. Dal 1997, come tutta la Costa d'Amalfi, è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale UNESCO.

La statale che percorre la costiera e conduce verso Amalfi, permette una visione panoramica del paesaggio ma penalizza Furore, spezzato in due: da un lato la sua marina (il Fiordo), percepibile come "orrido", straordinario fenomeno naturalistico isolato e, dall'altro, il paese, con le sue case disseminate lungo il costone, praticamente invisibile per chi viaggia lungo l'amalfitana, per questo abbiamo deciso di parlarvi di questo piccolo angolo di costiera.

Le prime notizie certe che si hanno dell'insediamento abitativo, indicano Furore come un semplice casale della Regia città di Amalfi. Il suo nome, probabilmente, doveva derivare dal fiordo della sua Marina. Furore emerge dal completo anonimato con la compilazione del catasto carolino del 1752 che restituisce l'immagine di una piccola comunità costiera sparsa sul territorio, priva di terreni coltivabili e scarsamente abitata. Forse è per questo motivo che c'è chi sostiene che i primi abitanti di Furore fossero dei fuoriusciti di Amalfi, costretti a vivere in questo luogo così inospitale perché indesiderati e mandati in esilio. Comunque, l'insediamento di Furore, fin dall'inizio, è stato caratterizzato da un numero molto limitato di abitanti. Furore è stato, per la sua particolare conformazione fisico-geografica, una roccaforte inattaccabile anche al tempo delle incursioni saracene. I suoi abitanti erano dediti alla pastorizia ed all'artigianato. Il Fiordo ha rappresentato un porto naturale, nel quale si svolsero fiorenti traffici e si svilupparono le più antiche forme di attività industriali: cartiere, mulini alimentati dalle acque del ruscello Schiatro che scendeva dai Monti Lattari. Alcune delle famiglie più importanti hanno dato il nome a luoghi e strade: Li Summonti, Le Porpore, Li Cuomi, Li Candidi. I Summonti si trasferirono a Napoli verso il 1400 ma lasciarono in Furore la loro impronta di uomini probi, costituendo una cospicua donazione di ducati con le cui entrate annue doveva maritarsi una "zitella povera e onesta" di Furore. I Furoresi erano, inoltre, tenuti a recare alla dimora napoletana dei Summonte, in segno di gratitudine e di rispetto "tre rotola di ragoste, bone vive et apte a riceversi", così riportano i documenti.

Monumenti e luoghi d'interesse

  • Chiesa di S. Michele Arcangelo: questa chiesa veniva individuata nella documentazione d'epoca anche come Chiesa di S. Agnelo; presenta tre navate, divise da archi a sesto acuto poggianti su colonne senza basi e con capitelli a cono. La navata centrale è coperta da un soffitto piano, mentre le laterali da volte a crociera a sesto acuto. Sulle pareti laterali si aprono finestre trilobate di chiara impronta settecentesca; la parete di fondo dell'edificio è triabsidata. Il campanile, che precede la chiesa, è decorato da monofore su ogni registro e termina con una piccola cupola a calotta
  • Chiesa di S. Giacomo: detta anche San Jaco, è nota per gli affreschi che si possono ammirare al suo interno, oltre allo splendido panorama che sovrasta dalla sua posizione. La pianta è basilicale a tre navate ma lo stile è stato più volte compromesso visto i continui rimaneggiamenti strutturali, anche se gli ultimi ritrovamenti fanno pensare all'esistenza di una struttura rupestre preesistente di tipo primitivo. L'edificio è adornato da un campanile, il più alto presente nella zona, che oramai rappresenta un elemento visivo di fondamentale importanza e caratterizzante la zona.
  • Chiesa di S. Elia: si trova in una posizione periferica rispetto all'abitato di Furore, è di piccole dimensioni e presenta una sola navata. La sua tipologia strutturale risulta molto difficile da datare in quanto ha subìto frequenti modifiche, con evidenti stratificazioni di stili che si sono sovrapposti, visibili anche all'occhio meno esperto. All'esterno la struttura è affiancata da un campanile anch'esso costruito secondo una sovrapposizione di stili, all'interno invece è possibile ammirare un trittico ligneo risalente al medioevo con la raffigurazione della Madonna col bambino e i Santi Elia e Bartolomeo, opera dell'artista Angelo Antonello di Capua.
  • Le case di Furore: l'assetto strutturale delle case tradizionali di Furore è quello tipico delle case della costiera. Molti artisti locali e stranieri, ne hanno fatto oggetto dei loro studi figurativi. L'attività costruttiva impegnava, nella maggior parte dei casi, una manodopera locale con capacità costruttive che si tramandavano di generazione in generazione e che, solo in pochi casi, in presenza di edifici di maggiore impegno progettuale, vedono l'impiego di maestranze non locali, sia pure appartenenti alla tradizione costruttiva della zona amalfitana. Nella maggior parte dei casi, è lo stesso abitante della zona, quello che, per molti versi, si può dire un contadino-marinaio-muratore, a costruire la propria casa secondo una accreditata tecnica che consente poche varianti tipologiche e morfologiche. Tanta anonima architettura riflette una cultura costruttiva che, nel corso dei secoli, ha perfezionato le tecniche per meglio sfruttare le risorse locali, i materiali esistenti, rispondendo alle esigenze, soprattutto funzionali, che l'economia richiedeva. Una schiera di "architetti-contadini", secondo la bella espressione di Corrado Alvaro, tramanderà una capacità ed una tecnica costruttiva che hanno determinato le caratteristiche peculiari di questa edilizia. Nelle costruzioni più semplici, la casa presenta un modulo unitario, costituito da un ambiente con copertura a cupola. L'aggregazione di più ambienti, dovendo tener conto del terrazzamento, cioè del suolo a disposizione, avveniva, nella maggior parte dei casi, secondo un sistema lineare e, quasi sempre, ad un solo piano. In alcuni modelli si hanno strutture edilizie di notevole complessità e più livelli, con una netta differenziazione fra gli ambienti del piano terra - dove si trovava la cucina, la cantina, il forno, la stalla con gli attrezzi da lavoro - e quelli superiori, la vera casa, collegata da scale esterne e, solo raramente, in esempi di maggiore complessità con scale sistemate all'interno della stessa struttura edilizia; la facciata, quasi sempre, è risolta con un sistema di logge sostenute da archi. La caratteristica più importante della case tradizionali della costiera è il sistema delle volte realizzate in modo da rispondere alla necessità di raccogliere l'acqua piovana da convogliare nelle cisterne. Particolarmente suggestive sono le case tradizionali del borgo dei pescatori che si trova nel Fiordo di Furore.
  • Il Fiordo di Furore: nonostante il nome con il quale è comunemente conosciuto, si tratta in realtà di una rìa, un ristretto specchio d'acqua posto allo sbocco di un vallone a strapiombo, creato dal lavoro incessante del torrente Schiato che da Agerola corre lungo la montagna fino a tuffarsi in mare, ed un accogliente minuscolo borgo marinaro che fu abitato, tra gli altri, da Roberto Rossellini (che vi girò il film L'amore) e da Anna Magnani, che era allora sentimentalmente legata al regista e che fu l'interprete di un episodio di quello stesso film. Un piccolo museo ad essi dedicato è ospitato in una delle casette. Il fiordo è inoltre scavalcato dalla strada statale mediante un ponte sospeso alto 30 m, dal quale, ogni estate, si svolge una tappa del Campionato Mondiale di Tuffi dalle Grandi Altezze. All'interno del fiordo si trovano lo Stenditoio e la Calcara, due edifici utilizzati per le produzioni locali. Lo Stenditoio era usato per asciugare i fogli di carta estratti dalle fibre di stoffa. La Calcara invece era adibita alla lavorazione delle pietre per l'edilizia locale. Il fiordo appare anche nel romanzo "Italy dies" dello scrittore Alex Monti. Uno dei due protagonisti lotta con un assassino sul ponte stradale sovrastante e poi nel fiordo stesso.