I MISTERI DEL LAGO PANTANO di Stefania CAPITOLO IV° FINALE

04.08.2020

CAPITOLO 4

Sentì i passi avvicinarsi dopo forse un'ora che se ne stava lì, addossato alla parete, le gambe doloranti per la prolungata attesa eppure non aveva osato muoversi. Quel rumore che si avvicinava però lo ridestò, l'adrenalina tornò in circolazione e il cuore iniziò a battere così forte, da temere che potessero udirlo. La porta si aprì, cigolando sui cardini vecchi, una figura tozza entrò e si diresse verso l'uomo disteso a terra. Sembrava che nessun'altro lo seguisse: era il figlio. Nanni lo seguì cauto, alle spalle. Lui si fermò ed alla vista di un solo corpo, lanciò un grido misto di stupore e allarme. Nanni non fu abbastanza lesto da impedirgli di urlare, troppo irrigiditi erano i suoi riflessi e i suoi arti ma riuscì a colpirlo con forza. L'uomo crollò a terra. Nanni sentì i passi alle sue spalle ma, ancora una volta, si mosse con lentezza e l'ultima cosa che vide prima di crollare a terra, fu un bastone che si avvicinava velocemente e pericolosamente alla sua testa. Il risveglio fu assai doloroso. Era di nuovo legato, con le uniche differenze di un enorme bernoccolo con sangue rappreso sulla fronte e due corpi distesi vicino a lui: uno era Mario, l'altro l'aguzzino maschio. La donna era seduta su una sedia vicino al corpo del figlio e lo accarezzava e gli parlava sommessa. Quando si accorse che Nanni era di nuovo vigile, gli rivolse uno sguardo talmente carico di folle odio, da farlo tremare per la paura. Il mazzafrusto era vicino a lei e Nanni pensò con terrore a come erano state trattate le gambe del suo compagno di sventura, ma nulla poteva fare per difendersi, ogni movimento gli era precluso. Avevano solo una possibilità: il tempo! Lei non si alzò nemmeno, allungò semplicemente il braccio per prendere con la mano destra il mazzafrusto. Se lo pose in grembo ed iniziò ad accarezzarlo come fosse un neonato. 

- Hai ucciso mio figlio. Il mio unico figlio. L'unico dono prezioso che mi ha fatto la vita, tu me l'hai portato via! Un bastardo schifoso me l'ha donato, dopo aver abusato di me e un altro uomo infame me l'ha tolto! - l'odio nelle sue parole era tangibile.

- Voleva uccidermi .... - cercò di replicare Nanni.

- Taci! - ruggì lei furiosa - Tu meritavi di morire perché ti sei intromesso nella nostra vita!

- E gli altri? -

- Loro?! Loro non contavano niente! Erano solo dei luridi maiali che volevano solo una cosa ed invece hanno avuto ciò che si meritavano! -

- Ti sei vendicata su di loro per gli abusi subiti a causa del padre di tuo figlio! -

- Nooooo! - l'urlò di lei gli gelò il sangue e scosse di terrore anche Mario, almeno Nanni era certo che fosse ancora vivo - Carmine era solo mio! Ma sì, loro sono stati puniti perché erano come quel lurido verme che ha abusato di me e poi è sparito! Tutti loro dovevano morire! -

- Tutti? Quanti? -

- Tanti ma non tutti. Ce ne sono ancora molti in giro -

- E tu li hai uccisi perché non hai potuto vendicarti su di lui? - lei scoppiò in una risata terribile.

- Quanto sei stupido! Lui è stato il primo! 5 anni dopo è tornato a Potenza. Io l'ho attirato qui, facendogli credere che, nonostante tutto, ero ancora disponibile. Lui c'ha creduto, quel porco infame e io l'ho ammazzato! -

- Hai fatto tutto da sola?! -

- Ma non ero sola: c'era mio figlio! Doveva imparare a non comportarsi come lui. Mo figlio c'è sempre stato e mi ha sempre aiutata -

- Ma aveva solo 5 anni e tu hai ucciso suo padre davanti ai suoi occhi e poi tutti gli altri! -

- No, ti sbagli di nuovo. Io ho ucciso il primo, per fargli vedere come doveva fare, gli altri li ha eliminati lui. È da piccoli che si impara e lui lo ha fatto rapidamente. Non era stupido come pensate tutti! -

Nanni era inorridito ma si costrinse a mantenere calma e dialogo per poter guadagnare tempo prezioso: sperava proprio che Filippo non avesse mantenuto la parola data! Finse di non sapere, di non essere riuscito a ricostruire il modus operandi della coppia assassina: la parte dell'ingenuo poteva tornare comoda.

- Ma come facevi ad attirarli qui? -

- Non sei poi così brillante come dicono, se non l'hai ancora capito! Una bella donna attira sempre i sudici maiali! -

- Mi prendi in giro? Tu, bella? - fu la risposta di Nanni, con tono incredulo. Quando lei si alzò col mazzafrusto in mano, lui pensò di aver esagerato. Lei invece si limitò a sistemare la postura del corpo di suo figlio e poi si rimise seduta.

- Tu mi vedi così, ora! Un tempo sono stata bella persino io! -

Il rombo fortissimo di un tuono esplose all'improvviso facendoli trasalire. Nanni riuscì a vedere attraverso la finestra della stamberga; l'alba non doveva essere lontana ma il temporale ne ritardava la luce, coprendo il cielo di un abito nero ... nero come la morte.

La pioggia cadeva incessante ed indifferente sugli uomini appostati tra la vegetazione del bosco. Disegnava rivoli infiniti ed intricati sulle loro cerate oramai inutili: sentivano l'umidità penetrare fin dentro le ossa, ma il commissario non era certo che quei brividi che lui stava provando ne fossero una conseguenza, ed era sicuro che tutti stessero provando le stesse emozioni. Cos'era? Paura? Consapevolezza che qualcosa di orribile stesse accadendo poco distante da loro? Timore di non arrivare in tempo? Che un qualunque errore, anche il più insignificante, potesse significare la morte di qualcuno? Od era già accaduto? Doveva prendere una decisione, non potevano aspettare oltre. Almeno avesse potuto percepire qualche rumore! Ma il temporale copriva tutto con i suoi tuoni fragorosi, con la pioggia intensa che martellava la natura e gli uomini. Il terreno era scivoloso, insidioso; per fortuna davanti a loro si apriva un tratto pianeggiante sul quale spiccavano due costruzioni: una in discrete condizione doveva essere presumibilmente la casa, l'altra che reggeva decisamente l'anima coi denti doveva essere una specie di rimessa. Tra loro e le due costruzioni poche possibilità di nascondersi ma, del resto, con quel buio e quel frastuono difficilmente qualcuno avrebbe potuto vederli o udirli. Fece cenno ad una pattuglia di avvicinarsi alla casa per controllarla. Li osservò mentre la raggiungevano con cautela, col fiato sospeso per la tensione, li vide entrare e riapparire dopo un tempo che sembrò interminabile. Nessuno! Nella casa non c'era nessuno. Bene, non restava che la stamberga, ammesso che ci fosse qualcuno. Magari madre e figlio erano già scappati dopo aver ammazzato anche quel poveretto dell'investigatore. Cavolo! Ma cos'erano sti' pensieri pessimisti! "Sarà questa pioggia a farmi vedere tutto nero!" si disse cercando di allontanare timori e brutte sensazioni. Cosa gli aveva detto sua moglie prima di uscire da casa dopo pranzo? Ah, sì. "Farai tardi stasera al lavoro?" erano passate diciotto ore da allora.

"Spero che non sia troppo tardi!" si disse. Uno dei suoi uomini attirò la sua attenzione per indicargli qualcosa in direzione della catapecchia: c'era una finestra. Mandò un paio di uomini a dare una sbirciatina prudente e fu subito chiaro che chi stavano cercando era lì dentro. E c'era anche molto di più.

La stamberga era scarsamente illuminata da una lampadina sudicia che spenzolava dal travi del soffitto che, smossa dagli spifferi, disegnava inquietanti ombre danzanti su un palcoscenico che sarebbe stato già abbastanza impressionante anche senza di loro. Comunque riuscì a scorgere la donna che, in piedi, incombeva su alcune figure distese a terra. Due erano immobili quindi difficile dire se fossero ancora vive o no ma una si muoveva, anzi sembrava dialogare con lei. Il Commissario cercò di aguzzare la vista ma non riuscì a distinguerne con esattezza l'identità; l'unica cosa certa era che fosse un uomo e gli parve di riconoscere la fisionomia di Nanni Parenti.

La donna si mosse verso una vecchia sedia di legno e fu allora che il mazzafrusto divenne visibile agli uomini appostati.

- Li ho uccisi perché volevano solo divertirsi con me. Anzi, li ha uccisi mio figlio, per vendicarmi e per riscattarsi del fatto di essere nato maschio. Ora però devo farlo io, perché il mio bambino non c'è più. Me l'hai ammazzato e devi pagare per questo! Avrei voluto farlo con calma, farti soffrire lentamente come gli altri, ma non ho tempo. Mi stanno addosso. Hai rovinato tutto e devo andarmene. Prima però devo ucciderti. Con questa! - la donna tirò fuori dalla tasca di una logora borsa che sembrava abbandonata per caso lì per terra, una pistola - Era di uno di quei bastardi. Preparati a morire! -

Il Commissario ed i suoi uomini irruppero nella catapecchia armi in pugno. Non riuscirono nemmeno ad intimare alla donna di arrendersi: la pistola di lei era già tesa e pronta a sparare sull'investigatore. Il boato che seguì fu un miscuglio di rumori fragorosi ed inquietanti di armi che sparavano e della natura che esplodeva in tutto il suo furore. Nessuno avrebbe saputo dire quale arma avesse sparato.

Nanni Parenti udì soltanto il fragore di un tuono e poi qualcosa che gli crollava addosso pesantemente: fu l'ultima cosa e poi più nulla. Fu buio totale ... un'altra volta!

Filippo si sedette al tavolino del bar sotto i portici in centro. L'aria di quel sabato mattina era fresca in quei primi giorni di settembre, finalmente dopo la calura insolita di quell'estate oramai alla fine. Si stava decisamente bene seduti a sorseggiare un buon caffè, osservare il via vai della gente intenta a fare acquisti, a chiacchierare agli angoli della strada mentre i bambini si rincorrevano nella piazza davanti alla Prefettura. Il sole splendeva e il cielo era di un bell'azzurro ed un sorriso gli distese il volto, finalmente dopo tanto tempo, dopo mesi difficili popolati da incubi che gli ricordavano quanto era accaduto. Nina gli strinse dolcemente il braccio e Filippo le prese la mano per rassicurarla.

- Un aperitivo prima di pranzo? - Nanni stava chiamando il cameriere per ordinare. Quando i bicchieri con un analcolico furono posati di fronte a loro, Filippo alzò il suo.

- Voglio fare un brindisi. Alla vita, all'amicizia e all'amore - Nanni alzò il suo verso gli amici sorridendo.

- Ad una vita serena per tutti noi. Abbiamo combattuto una dura battaglia, ne siamo usciti segnati ma più forti -

- Sì, senza dubbio è stata un'esperienza devastante. Non pensavo che ci potesse essere tanta cattiveria, che tanto male potesse albergare nel genere umano. Per quanto pure quella donna era una vittima a sua volta, che ha pagato con la propria vita tutto il male subito ed arrecato, e non posso fare a meno di provare pietà anche per lei -

- Sei un uomo buono, Filippo. Hai un cuore grande. Quella donna ha ucciso con una crudeltà inaudita e nella sua follia ha trascinato anche suo figlio, un debole di mente. Hanno attirato in trappola tanti uomini, non sapremo mai quanti, li drogavano col sonnifero per renderli innocui. Poi li chiudevano in quella catapecchia, legati ed imbavagliati. Gli spezzavano le gambe col quella specie di mazzafrusto, un arma che sta diventando il mio incubo, per impedirne la fuga. Li seviziavano fino alla morte. Rubavano il loro denaro e le carte di credito che poi il ragazzo utilizzava in città lontane da qui per non essere individuato. Quegli uomini rincorrevano il sogno di un amore con una bella ragazza potentina o forse volevano solo divertirsi, chi può saperlo? Ed invece hanno trovato una morte orrenda -

- L'ultimo, quello che è stato ritrovato insieme a te, resterà paralizzato per sempre ma almeno è vivo, anche se non dimenticherà mai questa terribile esperienza! -

- Nemmeno io potrò mai dimenticarla. Ho sfidato la morte tante volte col mio lavoro ma questa è quella in cui l'ho sentita più vicina e non è stato piacevole. Se tu non avessi disubbidito al mio ordine, oggi non sarei qui e non sai, in quei momenti, quanto ho sperato che tu lo facessi. Mi hai salvato la vita e questo non lo dimenticherò mai, amico mio -

Alzarono i bicchieri e brindarono. Poi si alzarono, era l'ora di pranzo e i campanili in città suonavano i 12 rintocchi del mezzogiorno. C'era un bel pranzo da consumare preparato da Nina che li attendeva.

- Però fammi un piacere, Filippo. La prossima volta che trovi uno scheletro nel tuo giardino, non mi chiamare -

Risero tutti e tre mentre si allontanavano lungo via Pretoria: Nina e Filippo sottobraccio, Nanni poco distante appoggiandosi ad un bastone.