IL FILTRO GIALLO - capitolo 5 - di Stefania Bocchetta

25.11.2021

IL FILTRO GIALLO - V° capitolo.

Il mattino dopo erano di nuovo nell'ufficio del Giudice Santini, il quale oltre ad Emma, era l'unico ad avere un atteggiamento sereno.

- Bene, vi comunico subito quelle che sono le mie disposizioni inerenti la sentenza emessa ieri. Ho scelto per Emma la casa-famiglia "Il Fanciullo", un'istituzione laica molto seria, con la quale collaboro da anni, dove potrai sentirti davvero come in famiglia. Ho deciso che avrai due tutori, persone che già conosci e delle quali, sono certo, già ti fidi: il sottoscritto e il tuo avvocato. Ti seguiremo e faremo in modo che tu possa tornare a casa il più presto possibile. In questo verremo coadiuvati dalla psicologa dottoressa Giusti, che hai conosciuto ieri. Naturalmente continuerai i tuoi studi e a coltivare i tuoi interessi, le tue passioni. Sono certo che il signor Carlini provvederà ad inviarti quanto necessario economicamente per far fronte alle tue esigenze personali. Ci sono domande? -

Emma non aveva domande, ascoltava semplicemente e realizzava che il timore di trasferirsi in una struttura dove avrebbe incontrato persone sconosciute, che l'avrebbero osservata, giudicata senza conoscerla era attenuato dalla presenza del Giudice, per il quale aveva simpatia e che le infondeva un senso di protezione affettuosa, e dal suo avvocato del quale si fidava ciecamente. Sarebbe stato meno doloroso separarsi da Laura e dallo zio, perché ora sapeva che non sarebbe stato per un periodo lungo. C'era speranza per loro due, adesso lo sapeva, lo sentiva e con fiducia sorrise, forse per la prima volta da quando era iniziata quella brutta storia. Lo zio aveva ancora lo sguardo corrucciato. Emma gli strinse la mano e gli sorrise per dirgli "Va tutto bene, questo periodo passerà veloce e ci ritroveremo presto". Anche lui sorrise, ma la ruga sulla fronte non sarebbe andata più via!

La casa-famiglia era costituita da una graziosa palazzina di mattoni rossi, a due piani e un grande giardino. Al piano terra le parti in comune: sala da pranzo, cucina, biblioteca, sala TV, salottino. Al primo piano le camere da letto con bagno annesso, due ospiti per stanza.

Emma, pur sentendo la mancanza della sorella, si trovava bene nella casa-famiglia. Erano una piccola comunità gestita da una giovane coppia di quarantenni, che ospitava in tutto solo cinque giovani, tre maschi e due femmine, con famiglie in difficoltà. Vivevano tutti a "Il Fanciullo" e ogni ragazzo contribuiva svolgendo i compiti assegnati settimanalmente. La compagna di stanza di Emma era una ragazzina più giovane di lei di un paio d'anni, con i genitori in prigione per piccole truffe. Era vivace e esuberante almeno quanto Emma era riservata ma si trovarono subito in sintonia compensandosi e aiutandosi a vicenda.

Emma aveva perso molte ore di scuola ma studiava alacremente per recuperare il tempo e poter sostenere da privatista l'esame per il diploma in lingue. In questo aveva trovato un valido aiuto nel Giudice Santini, che l'andava a trovare quasi tutti i pomeriggi e la consigliava sulle letture e con il quale parlava un po' di tutto. Con Francesco invece era un'altra cosa. Si vedevano sempre il sabato pomeriggio e se ne andavano in giro alla scoperta della città o per la campagna nei dintorni, oppure a fare acquisti, o a vedere una mostra. La sera una pizza, il teatro o il cinema. Ad entrambi i suoi mentori piaceva la vivida intelligenza della "loro" ragazza, la sua facilità di apprendimento e la conversazione brillante. Francesco l'aveva portata anche a pranzo da sua madre, timoroso che i ricordi dell'infanzia felice potessero turbare la giovane, ma non era stato così: avevano riso degli aneddoti che la signora Villi raccontava loro. Poi la sera, prima di andare a dormire, la videochiamata con Laura che le raccontava i suoi progressi con la scuola, con l'inglese, le nuove amicizie, la nuova famiglia ma nessuna delle due, come si erano promesse, parlava mai di quanto forte fosse la mancanza l'una dell'altra, né facevano mai ipotesi su quanto sarebbero rimaste lontane ma sapevano che ogni giorno che passava era un giorno in meno che le separava. Per la prima volta Emma si ritrovava nelle condizioni di poter pensare a se stessa, alle proprie passioni. Tra queste la fotografia era la sua preferita, ereditata dal padre. Le piacevano in modo particolare le foto in bianco e nero, soprattutto quando avevano per soggetto le persone, ritenendo che rendessero più vere le espressioni dei loro volti. Condivideva le sue realizzazioni col Giudice e con Francesco ma, mentre con il primo era semplicemente un mostrare le sue realizzazioni, con il secondo c'era anche una vera e propria partecipazione. Spesso era proprio lui che le regalava gli accessori per le foto o la accompagnava in giro alla ricerca dei soggetti da fotografare. Era incredibile per Francesco scoprire ogni volta come quel tempo passasse veloce e lo rinfrancasse, gli desse un profondo senso di appagamento, di serenità. Non si era mai sentito così con nessuna ragazza, anzi con nessuno di quanti aveva conosciuto. Aveva timore di ciò che provava e lei era ancora così giovane, benché la vita l'avesse messa a così dura prova regalandole una maturità precoce, rispetto alle sue coetanee, anzi rispetto anche a persone molto più adulte. Restava comunque una ragazza con tutto un futuro di esperienze "normali" da sperimentare che aveva il "dovere" di vivere. Che diritto aveva lui per interferire in questo? Nessuno, solo quello di starle vicino. Non aveva nemmeno il diritto di sperare in qualcosa, quindi ricacciava indietro ogni pensiero che potesse portare ai suoi occhi, o al cuore, una immagine di lei che non equivalesse a quella di un'amica. Molto cara, sicuramente, ma solo un'amica. Perciò non si interrogava mai su ciò che Emma provasse nei suoi confronti, anzi si era convinto che lo vedesse come una sorta di fratello maggiore, nemmeno un tutore scelto dal Giudice ma un familiare col quale condividere le sue passioni, in primo luogo la fotografia. Era sempre lui che l'accompagnava a comprare il materiale necessario, a procurarle dispense e riviste dedicate che le permisero di imparare tecniche nuove per lei, affinando sempre più il suo gusto per il bianco e nero per esempio, oppure per le foto "invecchiate". Aveva imparato ad usare i filtri, in modo particolare quello giallo, ma era diventata misteriosa al riguardo: chiedeva a Francesco di accompagnarla in giro a fotografare le persone, soprattutto anziani, ma poi non gli permetteva di vedere quelle foto. Francesco non riusciva a capire l'atteggiamento di Emma e preoccupato ne parlò col Giudice. Stranamente lui reagì con un sorriso divertito e, con fare che lasciava intendere di sapere molto di più gli rispose:- Presto vedrai, vedrai! Devi solo avere pazienza - e non intendeva solo per le foto, dal momento che per lui era più che evidente cosa si celasse nel cuore del giovane avvocato, anzi forse lo aveva già capito fin da subito.

- Piuttosto dobbiamo parlare del suo futuro! La psicologa è molto soddisfatta, qui a "Il Fanciullo" mi riferiscono dei suoi enormi progressi nello studio! Tra un mese sicuramente si diplomerà con il massimo dei voti. Direi che i tempi sono maturi per mandarla negli USA dalla sorella. Quelle due ragazze sono legate per la vita da ciò che hanno tragicamente subìto e lo saranno per sempre. Mi sembra inutile tenerle lontane ancora per molto. Quindi direi che possiamo comunicare a Joe Carlini che, dopo gli esami, potrà venire a prendere Emma. Intanto farò preparare tutte le carte necessarie! - lo aveva detto senza guardare l'altro, eppure ne avvertiva il cambio di espressione, di umore.

- Bé, con tutti i filtri gialli che ho dovuto comprarle, meritavo che mi mostrasse quelle foto! - era riuscito solo a dire, tanto per rompere il silenzio.

Il Giudice trattenne a stento una risata, perché sapeva che Francesco avrebbe voluto dire ben altro e lo capiva perché quella ragazza sveglia sarebbe mancata anche a lui.

Naturalmente Emma e la sua famiglia erano al settimo cielo. Lo zio Joe promise che avrebbe presenziato alla prova orale dell'esame di maturità, non voleva assolutamente mancare e erano tutti talmente euforici che iniziarono subito i preparativi per il suo arrivo.