LE AVVENTURE DEL CERTOSINO TAPINO 2 di Stefania Bocchetta
LE AVVENTURE DEL CERTOSINO TAPINO: n. 2
Dopo l'infelice avventura sul CERVINO, il nostro
CERTOSINO tapino fece ritorno alla sua CERTOSA di San CESAREO. Il suo abate lo
tenne per un po' al sicuro tra le antiche mura affinché potesse CESSARE il
tremolio che ogni tanto lo scuoteva, conseguenza dell'increscioso incontro con
il CERVO. Venne però il giorno in cui, il suo superiore ritenne fosse
giunto il momento, per il povero fraticello di
tornare a fare la questua per i paesi vicini. Quindi lo chiamò e gli ordinò di
andare di casa in casa a raccogliere quel poco che, il buon cuore dei fedeli
era disposto a donare. Fu così che i certosino CESARE riprese il suo CESTINO di
vimini e, seppur con un CERTO timore, riprese a girovagare di villaggio in
villaggio. Certo non erano paesi sperduti e tanto meno c'era il rischio di
incontrare pericolosissimi animali feroci, come quel terrificante cervo quindi,
con questi pensieri rassicuranti che gli affollavano il CERVELLO in una sorta
di autoconvincimento, il fraticello proseguì sempre più spedito.
Aveva camminato per tutta la mattina ed i piedi
iniziavano ad essere dolenti quando, adocchiato in lontananza un CERRETO fresco
ed ombroso, vi si diresse tranquillo. All'ombra di un rigoglioso CERRO, il
certosino tirò fuori dal cestino un po' di frutta che iniziò a mangiare con
gusto, tanto era succulenta. La gente era stata generosa donandola insieme ad
altro cibo e qualche soldino per il solito CERO a S. Cesareo che non si sa mai.
Sazio e soddisfatto si apprestò a schiacciare un
pisolino, quando udì avvicinarsi un allegro fischiettare. All'inizio fu preso
da una sorta di agitazione ma poi si ricordò che né i cervi né altri animali
similmente feroci hanno l'abitudine di fischiettare motivetti alla moda.
CERTUNI potrebbero obiettare che il nostro povero
tapino fosse un po' fosse un po' troppo timoroso! Ma siete mai stati rincorsi
da un cervo furioso? Il nostro amico sì e quindi è più che normale che cercasse
di CAPIRE se un cervo o chi per lui, si palesasse, cosa che avvenne in poco
tempo.
Era questi un giovincello lentigginoso che
camminava con passo spedito, recando in mano un cesto intrecciato. Subito il
certosino pensò che portasse qualche cosa da donare ai buoni frati e lesto gli
si avvicinò.
- Buon giovine! Lode a te! Hai qualcosa
per questo povero fraticello e per i suoi fratelli? -
Il ragazzo rispose di no, che non aveva né denaro
né altro.
- E in quel cesto, cosa rechi? Non mi
sembra vuoto! - insistette il certosino.
- Ah, già, buon fraticello!!! Non ci
pensavo ma in effetti qui, qualcosa porto con me. Non è molto ma posso comunque
dividerne un po' con i certosini. Prendi, predi pure! - rispose il ragazzo
allungando il cesto verso il frate.
Il tapino infilò la mano nella stretta fessura e
con stupore le sue dita sfiorarono qualcosa di viscido e freddo ma non fu
questo che lo fece urlare di spavento: dall'apertura priva del coperchio il
certosino vide far capolino una testa scura ed affusolata.
- Aiutoooooooooo!!!!!!!!! Un serpente
velenosooooooo!!!!!!! Il Demonio tentatore! - e mollato tutto ciò che aveva
raccolto si mise a correre più velocemente di quanto le sue povere gambe
fossero capaci, a dire il vero sembrava avere le ali! Con il saio sollevato con
le mani per evitare impedimenti, corse a perdifiato e senza orientamento mentre
il giovane stupefatto riuscì soltanto a dire: - Ma è solo un CAPITONE!