NANNI PARENTI E IL DELITTO DI CASTELBUONO di Luigi Lucaioli
NANNI PARENTI E IL DELITTO DI CASTELBUONO
Brusco risveglio per Nanni Parenti. Il suo fiuto da investigatore lo aveva condotto in Sicilia e all'amicizia di antica data con Donna Amelia Caruso, nobildonna di buona famiglia palermitana, doveva il trovarsi in quel piccolo ma tranquillo albergo di Castelbuono. L'aveva chiamato al telefono solo qualche convenevole prima per chiedergli se, con estrema discrezione ma sapeva che era una raccomandazione superflua, poteva investigare sulla vita di Sofia Rizzo, la fidanzata di suo figlio, Eugenio. Donna Amelia sospettava che la ragazza fosse l'amante di Tore Lombardo, un ex dipendente dell'impresa agricola della famiglia Caruso, licenziato e denunciato per appropriazione indebita di denaro dell'azienda e falsificazione dei libri contabili. La nobildonna voleva prove della relazione della giovane, per dissuadere suo figlio dalla decisione di sposarla, ed al tempo stesso, confidando nelle capacità investigative dell'amico Nanni, scoprire in quali conti esteri, Tore Lombardo avesse trasferito le somme sottratte alla sua azienda. A Donna Amelia non si poteva dire di no, per questo da due giorni Nanni si trovava a Castelbuono, piccolo paese situato vicino a Cefalù nel parco delle Madonie, con una splendida vista sul mare, soprattutto dal Castello dei Ventimiglia edificato nel 1316 da Francesco I che l'investigatore poteva ammirare dalla finestra della sua camera d'albergo. In quello specifico momento il panorama del paese e dintorni era l'ultimo dei pensieri di Nanni, infastidito dalla telefonata appena ricevuta da Donna Amelia che gli intimava di raggiungerla immediatamente alla sua villa. Immediatamente! E senza una spiegazione! Erano le 7.00 del mattino, cavolo e fino alle 2.00 di notte aveva girovagato nel sottobosco della malavita, bische clandestine, night, per cogliere voci sul tenore di vita di Tore Lombardo. Arrivando alla villa Nanni rimase sorpreso, di trovarsi ad entrare insieme al Commissario Paolini, dirigente della Squadra Omicidi di Palermo. <<Buongiorno commissario, che ci fa la omicidi a Castelbuono?>> <<Che ci fai tu, piuttosto, sulla scena di un omicidio?>> Si conoscevano da anni, benché non avessero mai avuto occasione di lavorare insieme, conoscevano le capacità e la serietà con cui entrambi lavoravano e per questo si stimavano. Il fatto che il Commissario si trovasse a Villa Caruso non era un buon segno e spiegava il perché Donna Amelia avesse un tono di voce concitato al telefono; la padrona di casa li attendeva nel salone dei ricevimenti, insieme a tutti i suoi ospiti e al personale di servizio. <<Commissario, sono tutti qui, come aveva richiesto. Nessuno è andato via>> <<Grazie, Donna Amelia. Prima che arrivi la scientifica, voglio dare un'occhiata alla scena del crimine. Vieni anche tu, Nanni. Vediamo se il tuo fiuto può essermi d'aiuto>> Entrarono nello studio situato in un'ala della villa. Un appartamentino, camera da letto e servizi, messi a disposizione del nuovo Amministratore Delegato della Caruso e Co. Donna Amelia gli aveva consegnato i registri contabili, che voleva venissero esaminati a casa sua piuttosto che negli uffici della ditta. Era proprio lui, il dottor Piazza quell'uomo riverso sulla scrivania, come se si fosse addormentato su quelle scartoffie. Nessun segno di colluttazione, niente fuori posto, solo un foglietto tra le mani di quello che oramai era un morto: solo dei numeri. <<Che ne pensi, Nanni?>> <<Bé, potrebbe essere un numero di telefono, un numero di conto corrente o relativo a un deposito bancario. Questo sta a voi scoprirlo visto che avete gli strumenti per risalire a quel numero, io sono qui per occuparmi di affari di famiglia>> <<Non fare il furbo con me! Non ci credo neanche per un attimo che tu non sia qui per lavoro e in merito agli strumenti per decifrare quei numeri, penso che tu ne abbia molti di più e non tutti leciti, non è così? Sai bene che se voglio trovo il modo di farti revocare la licenza. Quindi qualsiasi cosa scoprirai investigando, dovrai collaborare con me. Ed ora andiamo a fare qualche domanda a quanti si trovano in questa casa>> Mentre tutto il personale di servizio ricordava di averlo visto al suo arrivo alla villa nel primo pomeriggio, solo Guendalina, una giovane cameriera, disse di averlo visto ancora vivo quando alle 20.00 circa, gli aveva portato il vassoio con la cena. <<Cosa gli hai servito?>> <<Pasta con le sarde>> aveva risposto la ragazza <<Lo aveva richiesto lui espressamente. Quando sono tornata a riprendere il vassoio alle 22.00 l'ho trovato morto e sono corsa ad avvertire la signora>> Il commissario Paolini lasciò ai suoi subalterni i rilievi del caso e gli interrogatori del resto del personale, mentre insieme all'investigatore Parenti veniva accompagnato da Donna Amelia. In attesa dell'arrivo del medico legale e delle autorità competenti per rimuovere il cadavere, il commissario voleva chiedere alla padrona di casa, informazioni sulla salute e abitudini della vittima. Donna Amelia conosceva il dottor Piazza fin dall'infanzia, erano amici ed aveva fiducia e stima di lui, così quando aveva iniziato a sospettare del Lombardo, lo aveva incaricato di verificare i bilanci dell'azienda. Per questo motivo, dopo aver provveduto a licenziare il Lombardo stesso, aveva disposto che tutti i libri contabili venissero portati alla villa affinché l'amico Piazza potesse lavorare più tranquillamente. Per quanto di sua conoscenza, Donna Amelia informò il commissario che la vittima non soffriva di malattie, anzi aveva goduto sempre di buona salute, aveva condotto sempre una vita morigerata, dedito al lavoro e non si era mai sposato. Dagli interrogatori delle persone in villa, non era emerso niente di particolarmente interessante, non restava quindi che apporre i sigilli alla stanza del delitto ed attendere il referto del medico legale e la relazione sui rilievi da parte della scientifica, che arrivarono sulla scrivania del commissario il giorno successivo. Al medico legale sopraggiunto dietro la chiamata di Paolini, non restò che disporre di trasferire il cadavere all'obitorio per l'autopsia. <<Paolini, sono Camilleri. Ho delle novità per te. Pensavo di chiudere il referto con un semplice: morte per arresto cardiaco. Ma ho trovato tracce di liquidi organici che mi obbligano a verificare se il Piazza abbia avuto rapporti sessuali.>> <<Allora non è stato sempre da solo! Fammi avere al più presto i risultati, voglio chiudere velocemente il caso, devo portare la famiglia al mare. Ti saluto>> Paolini non fece in tempo a chiudere la cornetta che dovette rispondere ad un'altra chiamata. Era il Parenti, il quale avvalendosi delle sue amicizie, era arrivato a scoprire cosa fossero quei numeri sul foglietto nelle mani della vittima. Quei numeri non erano altro che un conto segreto alle Barbados, e piuttosto consistente. Una somma ingentissima: un milione di euro. Paolini non ebbe dubbi, quell'omicidio era dovuto ai soldi. Chi poteva avere un movente così forte da uccidere? <<Accidenti! Ora chi glielo dice a mia moglie che devo rimandare le vacanze?>> Paolini lo chiedeva a Parenti, ma sapeva che una scoperta del genere avrebbe comportato l'attesa delle analisi del DNA, che avrebbe dovuto chiedere al magistrato l'autorizzazione a fare il test di tutto le persone che, direttamente o no, erano coinvolte nelle indagini. Ma l'investigatore, abituato a lavorare fuori dagli schemi istituzionali, gli venne in aiuto con un suggerimento prezioso: <<Semplice! Invece di procedere come uno sbirro, perché non procedi alla Poirot? Non leggi i gialli? Convoca di nuovo tutte le persone alla villa, compreso Tore Lombardo, lascia intendere che sai più di quanto dici, mettili l'uno contro l'altro, vedrai che qualcosa di utile ne verrà fuori>> A Paolini dispiaceva dover ammettere che era una buona idea, anzi aveva sempre pensato che un investigatore così sarebbe stato utile nella sua squadra, ma conosceva bene lo spirito libero del Parenti. Convocò personale ed ospiti nel salone della villa di Donna Amellia e mise in atto il piano concordato il giorno prima. <<Signori, non voglio perdere tempo! Ho tutti gli elementi per concludere le indagini e passare il tutto alla Magistratura. Potrei disporre il fermo cautelativo per alcuni di voi e richiedere le analisi del DNA di tutti. Sarebbe solo una questione di giorni, una volta accertato chi ha avuto rapporti, anche intimi, con la vittima verrà incriminato per omicidio, dato che il Piazza non è morto per cause naturali>> A quelle parole Sofia Rizzo ebbe un sussulto. Era lei che aveva avuto un rapporto con Piazza, ma non l'aveva ucciso. Confessò di essere lei la persona che aveva visto per ultima la vittima viva ma non l'aveva ucciso, non ne aveva motivo. Si era prestata a circuire il Piazza dietro richiesta del suo amante Tore Lombardo per sapere se avesse scoperto degli ammanchi che avevano provocato il dissesto finanziario della Caruso e Co. <<Potete accusarmi di essere una poco di buono, un'arrampicatrice sociale. Mi ero fidanzata con Gegè solo per i soldi e per lo stato sociale. E' stato lui a dirmi che Donna Amelia aveva dato incarico ad un investigatore di scoprire dove Tore avesse trasferito i soldi, visto che cifre del genere non svaniscono nel nulla. Per questo mi sono avvicinata a lui. Volevo la mia parte, perciò sono andata dal dottor Piazza con una bottiglia di Corvo di Salaparuta che Tore stesso mi aveva dato per farlo ubriacare. La bottiglia è ancora nella mia auto. Dovevo riportarla a lui, così mi aveva detto, per non far capire che c'era stato qualcuno in camera con Piazza>> Nessuno parlò, soltanto Tore mentre Sofia parlava, era scivolato dietro tutti diretto alla porta. Colti di sorpresa, nessuno riuscì a fermarlo: corse giù per le scale, salì sulla 126 che usava per muoversi per le strette vie di Castelbuono, e si dette alla fuga. Ma proprio quelle strade gli furono di impedimento. Una volante lo fermò all'uscita dal paese. Il suo sogno di una vita da nababbo, svanì in quella piccola utilitaria che usava quando girava per Castelbuono. Mentre la Maserati, che il Parenti aveva scoperto fosse di sua proprietà, era custodita in un giardino di una vecchia zia che mai l'avrebbe usata. Dall'esame tossicologico risultò che Piazza era deceduto perché nel vino vi era della digitale. Cosa che solo Tore Lombardo poteva aver inserito nella bottiglia. Il suo amico Parenti gli aveva confermato che il Lombardo l'aveva acquistata on line, informazioni che un nerd aveva tirato fuori dal computer del truffatore oramai assassino, compresa l'origine di quei numeri e del conto estero. "Hacker o no, grazie alla tecnologia" pensò Paolini mentre gettava uno sguardo su quel panorama che arrivava fino al mare, pregustando la vacanza con la moglie e lo scampato pericolo dalla sua ira.