NOSSIDE DI LOCRI: la poesia al femminile

Nosside

Nosside era figlia della nobildonna Teofile e visse a Locri Epizefiri, sulla costa ionica della Calabria, vissuta tra il IV sec. a.C. e il 201 a.C. E' stata la più grande poetessa della Magna Grecia, del filone dorico-peloponnesiaco della poesia epigrammatica. Forse ebbe un tirso femminile, ovvero un'associazione di carattere prevalentemente religioso, che celebrava il culto della dea Afrodite, particolarmente venerata a Locri e forse al rituale della "prostituzione sacra". Nosside fu un'artista nota per la sua totale dedizione all'universo femminile e ciò le valse il titolo di "Voce di donna". Da un suo famoso epitaffio traspare infatti la consapevolezza di un rapporto, sospeso tra rivalità ed emulazione, con la poetessa Saffo che fu la sua fonte ispiratrice tanto che ne ereditò anche le accuse di omosessualità e prostituzione. Ma mentre per Saffo la descrizione del mondo femminile, e in particolare della bellezza è un ricordo struggente, per Nosside diventa esaltazione dei rapporti tra donne. Proprio per questo il poeta greco Meleagro di Gadara la introdusse nella sua antologia "Corona" definendo la sua arte "tavolette spalmate di cera da Eros" e il suo collega Antipatro di Tessalonica la include nelle nove poetesse che meritano l'onore di gareggiare con le Muse. Le sono stati attribuiti 12 epigrammi di argomento votivo, sepolcrale e descrittivi, uno forse non autentico, che vedono le donne, soprattutto le cortigiane, protagoniste di offerte votive nei templi della dea. La sua poetica è un canto alla vita, alla bellezza femminile ed alla dolcezza dell'amore, con raffinate allusioni al modello saffico, distinguendosi per una certa passionalità tipica della Magna Grecia e per i riferimenti alla cultura locrese. Purtroppo non ci sono giunte raccolte delle sue poesie, forse a causa della freddezza con cui venivano trattate le poetesse, specialmente se trattavano argomenti erotici. Oggi a Locri si ricorda Nosside con una statua che la rappresenta.