ORTENSIA: donna di legge

10.12.2024

Ortensia


Quinto Ortensio Ortalo
Quinto Ortensio Ortalo

E' vissuta nel I secolo a.C., figlia di Quinto Ortensio Ortalo e della sua prima moglie Lutazia, è passata alla storia come una delle prime donne avvocato della storia, grazie ad un'orazione tenuta dinnanzi ai triumviri, l'alleanza stipulata tra Ottaviano Augusto, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido, nel 42 a.C.. Anche il padre era un celebre oratore, rivale di Marco Tullio Cicerone, aveva ricoperto anche l'incarico di console nel 69 a.C.. Il fatto che la sua famiglia facesse parte dell'aristocrazia romana, Ortensia potè accedere allo studio della letteratura greca e latina fin da giovanissima, per poi concentrarsi sulla retorica, seguendo le orme paterne. Le notizie su di lei riporterebbero che si sia poi sposata con un secondo cugino, Quinto Servilio Cepione, fratellastro di Marco Porcio Catone Uticense ed ebbero una figlia, Servilia, nel 59 a.C.; il marito adottò il nipote Marco Giunio Bruto, uno degli assassini di Cesare, prima di morire. Come si giunse all'orazione davanti ai triumviri ce lo racconta Appiano di Alessandria nel suo testo "Guerre civili". Nel 42 a.C. i triumviri chiesero a 1400 donne abbienti e rimaste senza rappresentanza maschile, di partecipare alle spese militari, in vista della battaglia di Filippi che li contrapponeva alle truppe repubblicane. Emanarono un provvedimento fiscale col quale veniva imposto loro una stima dei loro beni, sulla base della quale versare il contributo. Ovviamente erano previste anche sanzioni in caso di omissioni e di false stime, come allo stesso tempo, ricompense per dilazioni e informazione atte a smascherare le frodi. Alle donne romane non erano riconosciuti diritti ma doveva sottostare alla tutela di un uomo, prima il padre e poi il marito, come riportato in una legge delle XII Tavole. Non potevano decidere dei propri beni, dei loro figli, per se stesse e le ragioni addotte erano l'ignorantia iuris ovvero della legge, la imbecillitas mentis ovvero l'intelligenza inferiore rispetto agli uomini, la infirmiatas sexus ovvero la debolezza sessuale ed infine la levitatem animi ovvero la leggerezza dell'animo. 

Le XII Tavole in un'iscrizione dell'800
Le XII Tavole in un'iscrizione dell'800

Le matrone romane che non avevano più la protezione maschile potevano solo reagirono inizialmente coinvolgendo le mogli dei triumviri: Fulvia, la moglie di Marco Antonio, si rifiutò di aiutarle; Ottavia minore, sorella di Ottaviano, e Giulia, madre di Marco Antonio, come altre collaborarono. La mediazione delle matrone non ebbe successo, quindi le nobildonne dovettero perorare da sola la propria causa davanti ai triumviri. Per rappresentarle scelsero Ortensia, anche perché nessun uomo osò farlo. Ortensia giustificò la sua nomina di fronte ai triumviri riferendo del fallimento della richiesta di intercessione e sottolineò la rottura delle tradizioni familiare che prevedeva che fossero le mogli a parlare con i mariti, come previsto dal "mos maiorum" emanato dal re Numa Pompilio, secondo il quale la donna non poteva parlare in pubblico, tanto meno nel foro. Il perorare la propria casa poteva causare un'inversione del corretto funzionamento delle istituzioni pubbliche, pertanto era un'attività dalla quale dovevano astenersi. Purtroppo le guerre civili avevano privato le donne romane di padri, figli, mariti e fratelli pertanto, affermava Ortensia, erano costrette tramite lei a superare questo divieto, ma se i triumviri le privassero anche dei loro beni, si ritroverebbero a perdere la posizione sociale, oltre alla stabilità economica a cui le avevano destinate i loro padri. Secondo quanto riferisce lo storico Appiano, il punto cruciale della sua arringa diceva: "Perché mai, chiese Ortensia, le donne dovrebbero pagare le tasse, visto che sono escluse dalla magistratura, dai pubblici uffici, dal comando e dalla res publica?" (cit.). Mentre lo storico Valerio Massimo riferisce che Ortensia discusse con coraggio e con successo la causa intentata, con la stessa eloquenza che aveva distinto suo padre, ottenendo che la maggior parte del denaro venisse restituita. I triumviri accolsero l'istanza di Ortensia, anche se parzialmente e imposero il pagamento del tributo solo a 400 matrone, coprendo il resto con una nuova tassa sui grandi patrimoni. In mancanza di una legge esplicita che vietasse alle donne di svolgere la professione di avvocato, ci sono pervenuti i nomi di altre due romane che hanno svolto questo mestiere: Media Sentinate e Gaia Afrania. La lacuna venne ben presto colmata con l'emanazione di un editto che vietava espressamente lo svolgimento di qualsiasi mestiere destinato agli uomini. Alcune curiosità su Ortensia ci informano che nel 1815 a lei si ispirò il librettista e drammaturgo Antonio Simeone Sografi per la sua ultima commedia intitolata "Ortensia", mentre nel 2016 è stato pubblicato il romanzo storico della scrittrice Annelise Freisenbruch "Rivals of the Republic" che ha proprio la nostra Ortensia come protagonista.