PERSONAGGI UMBRI: BARTOLOMEO D'ALVIANO

11.12.2023

Bartolomeo d'Alviano

conosciuto anche come Liviano era nato a Todi nel 1455 da Francesco e Isabella degli Atti. Si è sempre ritenuto che la madre fosse morte nel darlo alla luce e che Bartolomeo, con i fratelli Bernardino e Aloisio, sia stato cresciuto da Emilia Monaldeschi, moglie dello zio Corrado d'Alviano. Da documenti rinvenuti in realtà emerge che Isabella nella seconda metà del '400 percepiva ripetuti sussidi dalla Camera Apostolica per delle confische subite dalla famiglia Alviano dopo la guerra dichiarata loro da Paolo II nel 1465, mentre altri documenti attesterebbero la nascita di Bernardino nel 1462, successiva a quella di Bartolomeo. Inoltre il nome della zia Emilia Monaldeschi non risulta in nessun documento della famiglia, risulterebbe invece che la moglie di Corrado d'Alviano, sia chiamasse Pantasilea.. La genealogia della famiglia attesta che i d'Alviano (o dei Livani) discendeva da Offredo conte di Nocera Umbra, Attigliano e Baschi di stirpe longobarda come i Trinci, gli Atti, i Gualtieri e i Barnabò di Foligno. 

Bartolomeo di costituzione esile, basso, di aspetto non proprio bello, non aveva proprio una buona reputazione, viene descritto come bestemmiatore, sodomita, omicida, avarissimo ma capace di fare qualsiasi cosa con le mani. Portato fin da piccolo per le arti belliche, seguì le orme del padre e dello zio, entrambi validi condottieri, intraprendendo una brillante carriera militare al servizio di varie signorie, nonostante non gli fosse mancata un'istruzione umanistica. Iniziò giovanissimo a combattere prima con lo Stato Pontificio e poi per gli Orsini contro Papa Alessandro VI e i Colonna. Nel 1503 diede un grosso contributo al re d'Aragona Ferdinando il Cattolico contro i Francesi che vennero sconfitti nella battaglia di Garigliano che determinò l'inizio della dominazione spagnola nell'Italia meridionale. Due anni dopo lo ritroviamo a capo di un esercito di Pisani che combattevano contro per l'indipendenza da Firenze ma venne sconfitto nella battaglia di San Vincenzo. Nel 1507 passò al soldo della Repubblica di Venezia per la quale sottomise l'armata imperiale di Massimiliano I d'Asburgo conquistando il Cadore e costrinse Pordenone alla resa incondizionata tanto che la Serenissima gliel'assegnò come Signoria perpetua. Venne però sconfitto nel 1509 nella battaglia di Agnadello, disfatta della quale venne ritenuto responsabile. Venne ferito e fatto prigioniero dai Francesi fino al 1513 quando venne firmato il trattato di Blois tra Venezia e la Francia che si unirono contro il Ducato di Milano. Tornò a combattere con i Francesi ma venne sconfitto nella battaglia di La Motta dal viceré spagnolo. A Marzo 1514 Bartolomeo riconquistò Pordenone che era tornato agli Asburgo e la fece saccheggiare per vendicarsi della resa dei cittadini che aveva permesso la riconquista del nemico. Fu merito suo la vittoria nella battaglia di Marignano a favore dei Francesi alleati della Serenissima che determinò la caduta del Ducato di Milano, ottenuta con solo 300 cavalieri. Lo stesso Bartolomeo occupò Bergamo ma il 7 Ottobre 1515 morì a Brescia a seguito di una brutta caduta da cavallo, durante l'assedio della città. Venezia lo omaggiò con funerali solenni e la sepoltura nella Chiesa di Santo Stefano. Bartolomeo non era stato solo un valido condottiero ma anche un esperto in fortificazioni militari, aveva ricostruito la rocca di Alviano e potenziato le mura di Padova, Vicenza, Treviso. Nel privato aveva sposato Bartolomea Orsini, cugina di Clarice moglie di Lorenzo il Magnifico, che lo lasciò vedovo. Si risposò in seconde nozze con Pantasilea Baglioni che lo rese padre di Livio nel 1514 che alla morte del padre divenne signore di Pordenone e Conte di Alviano. Con la seconda moglie ebbe in tutto sette figli. Durante la signoria di Bartolomeo a Pordenone venne fondata nel 1508 l'Accademia Liviana.