Racconto: "4 PICCOLI ANZIANI (parte seconda)

23.07.2020

(segue ) Una domanda frullava nella testa: ma cosa apriva quella chiave?Ci rimuginarono su durante tutto il pomeriggio, nelle loro vuote ore di senile tedio, una delle probabili cause di ciò che erano diventati, della lotta per scacciare quella noia mortale che durante il giorno li affliggeva e li faceva sentire vuoti, inutili.Era una chiave troppo piccola per qualsiasi cassetto della camera di Gigetto, nessuna porta aveva la serratura giusta né lì al pensionato ma nemmeno altrove, di questo erano certi. Forse poteva aprire un lucchetto di qualche baule o un carillon o di un diario segreto tipo quello delle ragazzine adolescenti ma non avevano trovato né l'uno né l'altro tra gli effetti personali di Gigetto e di certo non sembrava tipo da scrivere un diario, che diamine! Eppure se c'era una chiave doveva pur esserci un qualcosa da aprire da qualche parte! Ma cosa?Con questo dilemma in testa, si ritrovarono come stabilito, a mezzanotte in punto. Il pozzo si trovava a 10 minuti dalla casa di riposo, una villa antica situata in un parco ai margine del quale cresceva un fitto bosco. Il pozzo era stato costruito dentro il bosco stesso ed era oramai circondato da una fitta vegetazione che lo rendeva invisibile dall'esterno. Lo aveva scoperto Gigetto, una sera d'estate in cui annoiato ed insofferente aveva deciso di uscire nel parco per la solita passeggiata e per cercare un refolo d'aria fresca, ma quella volta si era spinto oltre. Camminando lungo la recinzione che divideva le due proprietà, il bosco dal parco della casa di riposo, aveva scorto un punto dove la stessa aveva ceduto, lasciando lo spazio sufficiente per una persona per poter passare oltre e addentrarsi nell'intreccio della vegetazione. Avanzare tra gli arbusti e i rami bassi degli alberi non era stato facile ma la curiosità e lo spirito di avventura avevano prevalso, ed aiutandosi un po' con un bastone, un po' con le mani, Gigetto si era inoltrato nell'intreccio fitto fino a scoprire il pozzo. Lì si era seduto, un po' affaticato ed affannato, su una grossa pietra e nell'attesa che il respiro tornasse regolare, si era guardato intorno. "Un tempo deve essere stato un bel posto per i pic nic di famiglia o per incontri galanti!" aveva pensato. Certo ora era solo un groviglio di arbusti che tutto ricoprivano ed il pozzo era ricoperto di foglie e rami marci, eppure a Gigetto sembrava di rivederlo com'era un tempo: quel luogo aveva un che di magico!Informare e condurre gli amici sul posto e decidere che sarebbe diventato il loro quartier generale, il loro ritrovo segreto era stato in un batter di ciglia: fatto e deciso! Ma occorreva ripulire il tutto e fu così che sparirono misteriosamente gli attrezzi del giardiniere. "Qualche banda di ragazzacci di sicuro! Si saranno introdotti di notte e li hanno rubati!" era stato il commento generale al quale i nostri amici avevano annuito con decisione. Era stata concepita lì, seduti vicino al loro pozzo, l'idea delle incursioni notturne: erano come una ventata di giovinezza, che li faceva sentire sciocchi sì, ma vivi! Avevano anche iniziato a rubare i nomi sui campanelli, quelli più strani, insoliti: facendo leva con un punteruolo, rompevano la plastica che li racchiudeva e poi una bella schizzata di colla, mentre ai cognomi "normali" bastava una bella e sonora scampanellata. Se qualcuno li vedeva per strada, camminare faticosamente con i loro bastoni per appoggiarsi ed aiutarsi nei movimenti, non c'era pericolo che sospettassero di loro, e come avrebbero potuto?! Erano solo 4 anziani decrepiti! Anzi qualcuno chiedeva loro se avevano visto i colpevoli - "Sì, erano dei ragazzini, sono scappati da quella parte!" - e giù a recriminare insieme alle vittime, sui giovani d'oggi che non hanno educazione! Ma le ore più piacevoli le passavano lì, nel loro posto segreto, dove avevano festeggiato compleanni, Natali, Capodanni, Pasque e tutto ciò che avevano voglia di festeggiare. Una volta il sor Gigetto si era come perso a scrutare il fondo di quel pozzo asciutto e oscuro, in silenzio, quasi che fosse lì da solo. Allora Jacopo gli si era avvicinato, più che altro preoccupato che si sentisse male. << Oh, Gigetto! Oicchè tu c'hai? Occhè ti senti male?>> <<No, no sto bene amici, tranquilli! Guardavo in fondo al pozzo e basta!>><<Oicché tu guardavi? T'ha perso qualcosa? T'ha visto roba?>> <<No. Pensavo soltanto che questo potrebbe essere il nostro pozzo dei desideri e allora mi chiedevo quale fosse il vostro desiderio, quello che vorreste vedere realizzato da questo pozzo!>> Era stato incredibile scoprire che tutti e 3 i suoi amici sognavano la stessa cosa: godersi finalmente gli ultimi anni della loro vita serviti e riveriti in un posto esotico, dopo tanti anni di sacrifici e una vecchiaia in un pensionato!<< Oh te, icchè tu vorresti?>>Gigetto aveva sorriso e aveva risposto che si era fatto tardi e dovevano tornare nelle loro stanze. Inutili le proposte degli amici, gli sfottò, le minacce: Gigetto non aveva mai risposto a quella domanda. Quanto tempo era passato? Un anno circa e da quella volta non ne avevano più parlato, chissà perché a Jacopo era tornata in mente quella discussione mentre aspettava l'arrivo degli altri, seduto su un ceppo, dopo aver acceso candele e lanterne per fare un po' di luce. Alla spicciolata, uno dopo l'altro, arrivarono anche gli altri, compresa la Lina, una signora sulla settantina, i capelli candidi e sempre in ordine, un fisico leggermente fuori forma, l'aspetto decisamente ancora piacente, lo sguardo azzurro vivace ed osservatore. Era di origini perugine ma dopo la guerra aveva seguito il marito in giro per l'Italia, di caserma in caserma, mentre faceva carriera nella Polizia. Era rimasta vedova a Roma, ultima tappa lavorativa del marito, sola e senza figli per non pesare su altri famigliari ai quali non importava nulla di lei, aveva scelto la casa di riposo, dove viveva oramai da 5 anni, l'unica che avesse scoperto i 4 "fregni", come li chiamava lei in dialetto perugino, e le loro scorribande. Dopo un caloroso benvenuto alla nuova arrivata, era ovvio che la conversazione si puntasse su Gigetto, sulla sua morte e su ciò che aveva lasciato loro in eredità. La sora Lina aveva ascoltato in silenzio i discorsi degli uomini ma quando questi si concentrarono sulla chiave, fu lei a stupirli. <<Scusate, devo dirvi una cosa da parte di Gigetto!>> la guardarono con sorpresa e le si fecero appresso per sentire meglio <<Alcuni mesi fa, Gigetto mi dette 'sta busta con dentro un biglietto e me disse de darvela solo se me portavi con voaltri!>> <<E che c'è scritto?>> chiesero quasi all'unisono. Lina tirò fuori il biglietto e lesse <<La chiave apre il mondo dei desideri!>> Perplessi si fissarono a lungo senza parlare. Che significava? Troppo presi dalle proprie riflessioni non avevano notato la crescente agitazione di Antonio, che continuava a scrutare dentro il pozzo, prima da un lato e poi dall'altro, girandoci continuamente intorno. Se ne accorse Michele <<Ehi, Antonio, che ti prende? Hai il ballo di San Vito?>> <<L'avrà morso una tarantola!>> replicò Iacopo che non si lasciava mai sfuggire l'occasione per una battuta. <<Il po.. il po... il po.. po.. po!>> cercò di sforzarsi, ma era talmente agitato che la balbuzie gli impediva di parlare. Iacopo e Michele spazientiti sbottarono in brontolii indispettiti. <<Ma lasciatelo dire! Con calma amico mio, cosa vuoi dirci?>> Michele cercò di tranquillizzarlo ma con scarso successo. Mentre gli uomini cercavano di far parlare Antonio, Lina si era avvicinata al pozzo. <<Io credo che voglia dirci qualcosa sul pozzo! C'entra qualcosa con Gigetto? In quanto ai desideri il pozzo ha attinenza!>> Gli uomini si fermarono di botto: Antonio continuava a ripetere <<sì, sì, sì>> confermando l'interpretazione che Lina aveva dato al suo tentativo di parlare; gli altri si guardavano, poi fissavano il pozzo, quindi si avvicinarono per scrutarvi dentro.<<Pensate davvero che il nostro pozzo dei desideri c'entri qualcosa con questa chiave?>> Michele era perplesso però sembrava una spiegazione plausibile ed anche gli altri parevano propensi a ritenerla tale e allora cosa restava da fare se non perlustrare il pozzo. Non era profondo, era solo un pozzo decorativo, quindi la fune che avevano sottratto insieme agli attrezzi per il giardinaggio era sufficiente per calarsi giù, compito che fu affidato a Michele, ancora abbastanza in forma più che altro per risalire. Con una torcia perlustrò il poco spazio di terra battuta, foglie marce, rami secchi, sassi. <<Buttatemi una pala, cercherò di pulire un pò!>> chiese agli amici che obbedirono prontamente. Rimosse, spalò, scavò e quando oramai aveva deciso di rinunciare scorse delle pietre smosse su una parete del pozzo; aiutandosi con la pala le rimosse e finalmente lo trovò.<<Tiratemi su! Ho trovato qualcosa!>> subito i compagni lo aiutarono a risalire e quando fu di nuovo all'aria aperta, mostrò loro un cofanetto in pietra intarsiata con una serratura, alla quale la piccola chiave che Gigietto aveva lasciato, si adattava alla perfezione. Lo aprirono con una certa soggezione, con una certa calma come per timore che una volta risolto l'arcano il tutto si rivelasse uno scherzo sciocco, una delusione: ma non fu così. Dentro al cofanetto trovarono una lettera di Gigetto indirizzata a tutti e 4. "Miei cari amici, nella mia vita ho sempre pensato a risparmiare per assicurarmi una vecchiaia serena ma il Destino ha voluto diversamente. Ho avuto la fortuna di guadagnare molto bene e non avendo famiglia ho potuto mettere via un piccolo tesoro che non mi è permesso di utilizzare come avrei voluto. Quando sono entrato nella casa di riposo sapevo di non avere molto tempo e quel poco già lo immaginavo triste e solitario, invece ho incontrato voi! I miei primi veri amici, gli unici! Insieme siamo tornati ragazzini ed è stata un'esperienza che ha allietato il poco tempo che mi era rimasto, per questo ho deciso di dare al vostro ultimo tempo su questa terra tutta la gioia, la serenità, la tranquillità che avrei voluto per me. Un regalo per tutto quello che voi avete dato a me! Guardate nel cofanetto! C'è un biglietto con un numero scritto sopra: quel numero vi cambierà la vita! Seguite le istruzioni!"Una settimana dopo, in Costa Rica 4 persone anziane, 3 uomini e una donna, seduti nel patio di un'elegante villa coloniale con vista sull'oceano, si godevano il panorama fantastico, gustando una ricca colazione, servita da una coppia di cameriere.- "Muchachas, el periodico italiano, por favor!" - Subito il giornale proveniente dall'Italia fu tra le mani dell'uomo che l'aveva chiesto."ANCORA NESSUNA TRACCIA DEI 3 UOMINI E DELLA DONNA SCOMPARSI DALLA CASA DI RIPOSO ALLA PERIFERIA DI ROMA" titolava l'articolo di cronaca e proseguiva "Scomparsi oramai da una settimana si teme per la loro vita. Da tempo nella zona operava una banda di malviventi che si era limitata a danneggiare cassette per la posta e campanelli nel quartiere. Si teme che la stessa banda possa aver aggredito gli anziani di salute precaria, per un tentativo di rapina che si suppone finito in tragedia! La Polizia, i Carabinieri, i Vigili del Fuoco con l'aiuto di volontari e dei dipendenti della casa di riposo stanno scandagliando ogni corso d'acqua e lago della zona nel disperato tentativo di trovare almeno i corpi senza vita"- Oh gente, toccaèvi le palle! Questi bischeri e ci voglian morti affogai! Tiè, menagrami! Noi e si sta ma di morto bene! Grazie Gigetto! - E scoppiarono in una sonora risata. FINE