RECENSIONE "IL GIARDINO GIAPPONESE/RITORNO A OKINAWA" A CURA DI SANDRO PORTOGHESE

11.04.2023

Ho appena finito di leggere "Il giardino giapponese/Ritorno a Okinawa" e produco a caldo la mia recensione.

Intanto premetto che amo le short stories, Kafka, Joyce, Maupassant, Gogol e Ian Neruda (non confondiamolo con Pablo) ce ne hanno fornito fulgidi esempi. Il racconto sta al romanzo come l'acquarello sta alla pittura ad olio: fresco, immediato lascia ampi spazi alla fantasia del lettore. Cito ancora "sette piani" di Buzzati con quella misteriosa morte. Ho ritrovato una certa freschezza e motivi di riflessione nel lavoro di Luigi. La catarsi della protagonista attraverso l'integrazione con la cultura giapponese e l'incontro "fatale" con un nuovo amore inaspettato mi ha aperto a riflessioni e interrogativi. La narrazione è veloce e sognante, più poesia che prosa, un perfetto acquarello.

Voglio essere franco: avrei preferito un finale triste, vago, incompleto, tipo "il cappotto" di Gogol o "I morti" di Joyce che lasciando l'amaro in bocca ci costringono a rimetabolizzare il tutto non sentendoci appagati. Ma questa non è una critica ma una riflessione personale; sicuramente Luigi ha sviluppato un progetto diverso. Bravo Giggi, ottimo lavoro! Attendiamo nuove uscite