TODI

23.01.2024

Todi è un comune della provincia di Perugia, situato su un colle a 411 m. di altitudine che si affaccia sulla valle del Tevere. Le sue origini risalgono tra all'VIII/VII sec. a.C. fondata dagli Umbri col nome di Tutere cioè città di confine. La leggenda narra che i suoi fondatori avevano deciso di costruirla sulla riva sinistra del Tevere ma un'aquila rubò la tovaglia sulla quale stavano facendo colazione e la lasciò cadere sulla cima del colle. Questo evento venne considerato un segno degli Dei che venne accolto. Nei secoli successivi subì le influenze dei vicini Etruschi, poi arrivarono i Romani a partire dal III sec. a.C. che la ribattezzarono Colonia Julia Fida Tuder. Dopo le invasioni barbariche e la guerra gotica venne annessa all'impero bizantino, entrando a far parte del cosiddetto corridoio bizantino che collegava Roma con l'esarcato di Ravenna. Poi nel 1067 divenne libero comune e quindi signoria della famiglia Atti, infine annesso allo Stato Pontificio. Dopo un periodo di decadenza dovuto ai passaggi da una signoria all'altra, nel XIII sec. Todi visse una nuova espansione territoriale ed in questo periodo diede i natali al poeta Jacopone De Benedetti, ovvero Jacopone da Todi. Durante l'invasione e il dominio napoleoniche alcune opere d'arte vennero trafugate in Francia e non restituite. Alla caduta di Napoleone molti tuderti aderirono alla Carboneria e della Giovine Italia. Qui Garibaldi riparò dopo la disfatta della Repubblica Romana e molti abitanti, con rinnovato vigore patriottico, lo seguirono. Oggi Todi rispecchia esattamente il suo assetto medievale, quando la sua popolazione era superiore addirittura a quella della stessa Roma, con i confini urbani delimitati dalla cinta muraria.

CURIOSITA'

Richard Levine urbanista della città di Levinghton ebbe a dire «Todi è quanto di meglio l'uomo possa desiderare sulla Terra! La città più vivibile»

"Todi, volò dal Tevere sul colle
l'Aquila ai tuoi natali e il rosso Marte
ti visitò, se il marzio ferro or parte
con la forza de' buoi l'acclivi zolle.

Ebbro de' cieli Iacopone, il folle
di Cristo, urge ne' cantici; in disparte
alla sua Madre Dolorosa l'arte
del Bramante serena il Tempio estolle.

Ma passa, ombra d'amor su la tua fronte
che infoscan gli evi, la figlia d'Almonte,
il fior degli Atti, Barbara la Bella.

E l'inno del Minor si rinnovella;
– Amor amor lo cor sì me se spezza!
Amor amor tramme la tua bellezza! –"

Gabriele D'Annunzio


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