UNA STORIA DENTRO LA STORIA di Luigi Lucaioli

06.09.2020

UNA STORIA DENTRO LA STORIA.

La mia storia comincia a 20 anni. Tralascio infanzia e adolescenza abbastanza comuni a molti ragazzi. Dovevo partire militare (all'epoca, anni '70, la leva era obbligatoria) e benché avessi salutato la sera prima, "molto calorosamente" la mia ragazza, come si definiva allora, ero dispiaciuto non poterlo fare proprio quel giorno, così le telefonai per darle il mio arrivederci alla prima licenza che avessi ottenuto.

Fu lei a chiedermi di passare a salutare sua madre, altrimenti si sarebbe offesa, che si era affezionata a me e ... bla bla bla. Cosa che, ob torto collo, feci. Non potevo, per telefono, spiegarle ciò che non avevo mai avuto il coraggio di dirle a quattro occhi. Avevo intuito, da certi atteggiamenti, che sua madre non provava nei miei confronti, un affetto "materno". Tornando indietro con la memoria, posso dire: mi stava aspettando. Abbigliamento ... scarso, l'abbraccio ... una spirale di voluttà.

Fuggii a gambe levate, non mi piaceva vivere quella situazione, per principio non tradisco, figuriamoci con la madre della mia ragazza, della quale sentivo di essere sempre più innamorato. Forse la distanza, poterla sentire al telefono per pochi minuti, quel maledetto apparecchio, fagocitava gettoni alla velocità della luce. Glissai la sua domanda su come era andata nel salutare sua madre, con la scusa appunto che avevo pochi gettoni. Mi ero ripromesso di parlargliene alla prima occasione, sperando di trovare le parole giuste. Per tre mesi andavo costruendo il mio discorso, seduto in Piazza dei Miracoli, unico posto dove potevo ritrovarmi solo, in mezzo a tante gente.

Tre lunghi, interminabili mesi, prima di ottenere la mia prima licenza che, peraltro, rischiai di perdere, in quanto, per la fretta di arrivare prima, volevo prendere il treno precedente, non sapendo che obbligatoriamente dovevo prendere l'accelerato, come indicato sulla licenza. Alla mia giustificazione il Capotreno sorrise: <<E' uno sbaglio che fanno tutti, in buona fede o meno. Ti capisco. Non ti ritiro la licenza, ma devi prendere l'altro treno>>.

Mai potevo immaginare quanto poi sarebbe accaduto. Ero talmente cieco e sicuro di me stesso, che avevo pensato di farle una sorpresa, non dicendole del mio arrivo. E sorpresa ci fu: suonai alla porta, venne ad aprirmi sua madre (non vi avevo detto che era separata dal marito), ma lei era sola; alla mia richiesta di dove fosse la figlia:<<Ma come, non sai niente? È a casa dei suoi futuri suoceri, stanno facendo i preparativi per le nozze. Ma voi, non vi eravate lasciati? Lei mi ha sempre raccontato che, quando sei partito militare, l'hai lasciata perché non volevi legami>>.

Un cielo nero, pieno di temporali, si abbatté nel mio cervello. Ero ancora fermo sulla soglia impietrito, lei mi prese per mano e mi fece entrare. Mi porse un bicchiere di grappa:<<Bevi, hai una faccia ...>>.

Mi strinse a sé, sarà stato l'alcool (ero astemio) o l'astinenza di tre mesi, sempre a desiderare quando sarebbe arrivato il momento (o forse vendetta?), la presi lì, sul divano.

Non so quanto tempo passò, cenai con lei e uscii per andare a cercare i miei amici, si dice che in certi momenti si ha bisogno di loro. È possibile che, in soli tre mesi, il mondo possa cambiare? Sì, in quel piccolo bar che era il nostro ritrovo, seppi dal vecchio banchista coi piedi piatti, che della nostroa cricca c'era rimasto solo lui. Chi adesso aveva una ragazza, non frequentava più quel bar. Altri erano andati a lavorare all'estero. Trovai delle lettere di alcuni di loro, tornando a casa. Francia, Germania, Australia: mi avevano scritto il loro indirizzo e qualcuno mi invitava, appena finita la naja, a raggiungerli, c'erano buone prospettive di lavoro. Appena congedato, non esitai a preparare i documenti per allontanarmi dal mio paese, che mi aveva procurato solo dolore per crearmi un futuro. L'Australia era la mia meta. 10 anni durò il mio "esilio" forzato, ma poi la nostalgia prese il sopravvento. Non resistevo più, tornai in Italia. Forse è vero quando dicono che ognuno di noi ha il suo destino segnato.

Una domenica mattina passeggiavo come un turista per la mia Roma, via Giulia, ebbi un tuffo al cuore; la riconobbi subito (o forse non l'avevo mai dimenticata), fattezze di donna matura, ma ancora più bella di quando era ragazza e, come seppi poi, dopo due gravidanze ancora più sensuale. Rimase pietrificata nel vedermi, temeva che l'avrei aggredita? Sfoggiai un sorriso rassicurante per metterla a suo agio e mi avvicinai a lei. Una esplosione di emozioni nell'abbracciarla mi sopraffece, ma feci finta di nulla e ricambiai i suoi baci.

Quanto avvenne dopo sembrava la regia di un film: lei che mi invitava a casa sua, mi avrebbe presentato suo marito e fatto conoscere le sue figlie. Non so perché accettai, ma credo di non ricordare di averle detto né sì né no. La seguii mentre mi diceva che suo marito era al parco divertimenti con le bambine, sarebbero tornati per l'ora di pranzo.

<<Ovviamente sei nostro ospite. Mi sei mancato, ti ho pensato sempre, ma quando sei partito militare ho avuto paura. Paura di trovarmi sola con mia madre, senza un padre e te che ancora non avevi un lavoro stabile>>.

Mentre mi diceva queste parole, mi strinse forte, facendo aderire tutto il suo corpo al mio, tanto da farmi sentire il battito del suo cuore, il pulsare delle sue vene ... sentivo che mi desiderava. Liberai i freni inibitori, non ero io che tradivo. Dopotutto l'avevo desiderata per 10 anni!

Al ritorno del marito, pranzai con loro, giocai un po' con le bambine poi, seduti in salotto, lui mi chiese del mio lavoro in Australia. Gli raccontai avventure a volte inventate, si entusiasmava come un bambino. Decisi che era il momento di andarmene, il momento dei saluti:<<Ho parlato con mia madre al telefono, gli ho detto di te. Vuole che passi a trovarla>>

Mi salutò chiedendomi di non sparire. Ebbi la sensazione che le due fossero d'accordo già anni prima, ma fugai i miei pensieri e mi precipitai dalla madre: l'avrei salutata ben volentieri, prima di sparire per sempre dalla loro vita.